Di Alessandro Gibertini. All’Olimpico va in scena una partita a senso unico. I bavaresi si impongono per quattro reti a una sui padroni di casa. Ora la qualificazione dei biancocelesti resta un miraggio.

Le parole di Inzaghi alla vigilia del match avevano lasciato ben sperare i tifosi: “Giocheremo spensierati”. Eppure, tutta questa tranquillità non si è vista. Anzi, l’agitazione ha fatto da padrona.

Sono le 21.00 del 23 febbraio. Saluto tra allenatori. Inno Champions. Fischio d’Inizio. Si comincia. La Lazio ospita i Campioni d’Europa. Gli “imbattibili”. I vincitori degli ultimi sei trofei disponibili. Una macchina da guerra. Inzaghi schiera l’undici titolare, “penalizzato” da due assenze importanti in difesa. Anche Flick deve porre rimedio ad alcuni problemi di rosa. Un organico sicuramente più pronto ed attrezzato rispetto agli avversari. I biancocelesti si mostrano subito deconcentrati ed impauriti. Non a caso, il primo gol rossoblù arriva su un errore elementare di Musacchio. Retropassaggio killer su cui si avventa Lewandowski. Il polacco salta Reina e realizza con una freddezza degna del suo nome. La rete sveglia i padroni di casa. Gli effettivi più tecnici cercano di creare qualcosa. Soprattutto sulle fasce. Ma non sono mai pericolosi. L’unico episodio da segnalare è un intervento di Boateng sulle gambe di Milinkovic in area di rigore. Rigore ingiustamente non segnalato. Dopo il danno, anche la beffa. Da lì a poco, i calciatori in maglia rossa raddoppiano con l’esordiente Musiala. Rasoiata all’angolino imparabile. Troppo scoperto il centrocampo avversario. I biancocelesti restano in balia degli attacchi rossoblù. Reina salva in più di un’occasione. Ma non può nulla sul tap-in vincente di Sanè in prossimità della fine della prima parte di gara. 0-3 al rientro negli spogliatoi. Inzaghi tenta di spronare la propria squadra. Ma lo 0-4 ad inizio secondo tempo mette fine a tutte le speranze laziali. Un autogol sfortunato di Acerbi. Simbolo di una giornata no. Ne segue una grande reazione d’orgoglio. I giocatori in maglia celeste cominciano a creare qualche problema alla retroguardia ospite. Ed ecco l’immediato 1-4. Correa si rende protagonista di una formidabile serpentina che si conclude in fondo alla porta. Le squadre si allungano. Il Bayern prova ad infierire ancora. La Lazio resiste e prova a ripartire. Anche in questo caso i bavaresi sono più temibili. I calciatori di Inzaghi soffrono di scarsa lucidità e sbagliano molti palloni. La partita si spegne con il palleggio e l’amministrazione del gioco degli ospiti. Lewandowski vince il premio MVP. Quindi “vincitore” anche nel duello a distanza contro la Scarpa d’Oro e rivale Immobile.

Troppo Bayern per la Lazio. I biancocelesti sono con più di un piede nella fossa. Serve un miracolo all’Allianz Arena per passare il turno. Traspare tristezza e delusione sui volti dei calciatori e dell’allenatore. Se la Lazio fosse scesa in campo con un piglio differente ed unita per un solo obiettivo, sarebbe potuta andare diversamente. Da ricordare che tre gol sono stati regalati proprio dalla retroguardia dei padroni di casa. Ma si sa. Con i “ma” e con i “se” non si va da nessuna parte. Intanto Flick può essere soddisfatto della ripresa dei suoi. Il Bayern Monaco non vinceva da due partite in campionato. La Champions porta molti più stimoli con sé. E la sua squadra ha risposto presente.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Sport