Di Benedetta Berluti. Il “vero uomo” deve essere cinese. La Cina ha presentato un piano governativo per riportare i bambini e ragazzi “più mascolini”,
nel senso sessuale e virile del termine. Circa due settimane fa il Ministero dell’Istruzione cinese
ha proposto il presunto “piano di prevenzione della femminilizzazione nei giovani uomini”.
Il programma è stato presentato in risposta ad una dichiarazione, dello scorso maggio, di
uno dei più alti funzionari della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, Si Zefu, il
quale aveva dichiarato pubblicamente che le insegnanti donne e i modelli della cultura pop
contemporanea hanno reso i giovani cinesi di sesso maschile “deboli, effeminati e timidi”.
Il progetto ha come obiettivo quello “ rafforzare lo spirito e il fisico” dei bambini e ragazzi, che
secondo le autorità cinesi, negli ultimi tempi, sono diventati “fragili e insicuri”.
Questo nuovo decreto prevede pertanto il rinvigorimento delle attività sportive, l’assunzione
di più istruttori maschi e un rimodellamento delle classi, indirizzato a coltivare la mascolinità
degli studenti, principalmente nelle scuole elementari e medie.
Il provvedimento deriva precisamente per fronteggiare la “crisi della mascolinità” di cui i
media di stato ne parlano già da qualche tempo: segnalando il fatto che i ragazzi non siano
abbastanza virili e incapaci ad affrontare una carriera militare, imputando il loro essere
effeminati e deboli all’assenza di attività fisica e alla riforma della politica del figlio unico, in
vigore dal 1979 al 2016, che disponeva che ogni coppia potesse avere un solo figlio, per
contrastare l’incremento demografico del paese.
Il governo, utilizzando così i social media, ha incoraggiato e persuaso molti genitori a
iscrivere i propri figli a campi sportivi o di addestramento militare per far acquisire ai ragazzi
l’essenza da “vero uomo”.
La notizia non sorprende, poiché in Cina negli ultimi anni è affiorato un concetto più serrato
e conservativo di mascolinità, una visione comune tra capi che asseconda il pensiero che le
nuove tendenze diffuse tra gli adolescenti, in particolare il modello di virilità offerto dagli idoli
pop cinesi, considerati “ragazzine”, siano una minaccia per la mascolinità e per lo sviluppo
della nazione.
Per questo motivo, in questi tempi, ad esempio è stato deciso di censurare in televisione i
piercing all’orecchio delle pop star maschili seguiti da molti giovani.
La notizia ha provocato, per la maggioranza reazioni pubbliche negative, si sono mosse
numerose proteste di centinaia di migliaia di persone sia sui blog che sui social media per
esprimere in anonimato il proprio disappunto, accusando il governo di essere sessista.
Molti critici, discutendone anche sui social, ritengono che questa scelta vada a perpetuare gli
stereotipi di genere e la discriminazione sessuale e che dunque produrrà più problemi che
benefici.
Infatti, secondo la professoressa dell’Università Normale di Pechino, Liu Wenli, esperta di
salute ed educazione, il piano causerebbe un aumento di atti di bullismo, violenze e
discriminazioni relativi al genere o all’orientamento sessuale dei ragazzi.
Inoltre questa disposizione, questa difesa della supremazia della mascolinità fa passare il
messaggio che essere femminili sia un errore e che non sia legittimo essere se stessi,
facendo accrescere e giustificando abusi sessuali e violenze domestiche .