Di Madalina Ilincuta. Avere l’ossessione di vivere assieme ad una donna che possa essere infedele: fino a farla diventare la sua vittima. E’ proprio questo il terrore che vive la protagonista del film di questa settimana, ‘’El Practicante’’, thriller spagnolo di Carles Torras. La straziante storia di Vane, vittima di quello che gli psicologi definiscono ‘’psicopatico’’ o i Profiler dell’FBI ‘’offender organizzato’’. Questi sono individui alquanto razionali, intelligenti, incapaci di provare rimorso per le proprie azioni o autentici sentimenti d’amore, freddi e senza risonanza emotiva, descrizione che combacia perfettamente con quella di Angel, che infrange lo stereotipo del paramedico eroe e si rivela tutt’altro, tanto che quando raggiunge i pazienti, la prima cosa a cui punta sono i loro oggetti di valore. Un terribile incidente sul posto di lavoro lacera la vita dell’uomo che è costretto alla sedia a rotelle ma stranamente non si prova compassione per lui, nemmeno durante la scena che dovrebbe essere la più significativa a livello emotivo di tutto il film, ovvero quando i protagonisti piangono disperatamente sotto la doccia per l’accaduto. Un film che manca completamente di empatia, sia da parte dei personaggi stessi, che dallo spettatore che si immedesima nella storia.

Vane, aspirante veterinaria, si ritrova a vivere giornate soporifere dove l’unica via di fuga è lo studio e il suo lavoro al call-center, ma una volta tornata a casa viene travolta nuovamente dalla tristezza della sua relazione che, accettando passivamente, continua a portare avanti nonostante i segnali d’allarme: quante volte ne abbiamo sentito parlare? Il controllo dei messaggi e telefonate, la prepotenza, i comportamenti passivo-aggressivi, incolpare senza mai apprezzare, le battutine che non sono mai vere battute…ci si stringe lo stomaco solamente al pensiero, eppure moltissime donne vivono quotidianamente questi abusi psicologici, incapaci di scappare se non solamente quando si avverte il vero pericolo.

Vane, stanca di essere schiavizzata dalla tenerezza che provava per un uomo con il quale non aveva più niente in comune, decide di andare via di casa, terrorizzata anche dai suoi comportamenti ossessivi-possessivi aggravati dall’incidente, e il quale rivelerà solamente mesi dopo, la sua vera natura, quella di un individuo disturbato e pronto ad eliminare qualsiasi minaccia gli impedisca di raggiungere il suo scopo.

Terrore, brutalità, inquietudine, emozioni che ci fanno rabbrividire per tutta la durata del film grazie anche alla colonna sonora che calza a puntino con l’intento del regista, come la canzone ‘’un sorbito de champagne’’ che parla d’amore, ma che Torres utilizza durante una delle tante scene raccapriccianti della pellicola.

Tiriamo un sospiro di sollievo durante la scena finale, ma molti potrebbero giudicare il riscatto della donna: sta facendo bene a vendicarsi in quel modo o bastava la vita di sofferenza che il protagonista stava vivendo? Fatto sta che Vane, come molte altre donne al mondo, si sono ritrovate da sole, in balia del destino e con un trauma che nessuno potrà cancellare, il trauma di una mente marcia della quale, purtroppo, non sempre cogliamo la malvagità.

 

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