Di Martina Di Lernia. La terza serata del Festival è quella tutta dedicata alle cover, in cui gli artisti sono pronti per interpretare i più grandi successi della musica italiana. Normalmente, questa è la serata più attesa: il momento in grado di riunire tutti per cantare i successi intramontabili della nostra musica, eppure, c’è qualcosa che continua a non funzionare e lo share scende sempre di più, nell’aria si respira sempre più la rabbia nata dall’ingiustizia che continuano a subire, da un anno a questa parte, le migliaia di lavoratori dello spettacolo rimasti senza un lavoro, facendo emergere l’esigenza e l’urgenza di boicottare Sanremo.
A stemperare un po’ questi sentimenti ci pensa Fedez, uno dei big in gara, il quale per tutta la pandemia si è fatto carico dell’ardua impresa di difendere e dare voce, attraverso un mezzo così potente come i social, proprio a tutte le persone che sono state dimenticate con il virus; attraverso una spilla a forma di “play” e “stop” manda un chiaro segnale rivolto a tutti gli artisti che vogliono contribuire al suo progetto, rivolto al sostegno degli operatori del settore che sono stati messi in pausa dal Covid, come dimostra anche il video musicale della sua canzone in gara.
Ma all’insegna sempre dei tanti messaggi che questo Festival vuole mandare si colloca quello più tagliente della serata, questa volta da parte della compagna in gara del rapper milanese: Francesca Michelin decide di rompere uno degli stereotipi di genere più diffusi passando i fiori a lei regalati a Fedez, azione poi ripetuta più tardi dai Maneskin.
Viene poi lanciato un altro messaggio importante, che spesso viene oscurato, soprattutto in questo momento storico che vede un solo nemico comune: “Io non sono la sclerosi multipla, sono Antonella Ferrari”. Così l’attrice, testimone dell’AISM, racconta in un lungo ed intenso monologo, con forza e determinazione che la distinguono, la scoperta di questa malattia, arrivando perfino a gridare per intensificare la sua provocazione.
La vendetta però non può far fermare il festival, che prosegue e vede come co-conduttrice la modella bresciana Vittoria Ceretti, che a differenza di Elodie, non ha avuto un vero e proprio successo neanche sui social e non è stato ritagliato per lei molto spazio come protagonista.
In apertura, ecco arrivare un altro grande omaggio, quello della band dei Negramaro al grande cantautore Lucio Dalla, che decidono di portare “4 marzo 1943” per varie motivazioni: innanzitutto, è la data della terza serata, è il brano che Dalla portò al Sanremo di cinquant’anni fa, è la data di nascita dell’artista e poi, ci viene svelato un altro inaspettato motivo, ovvero, è il giorno in cui Sangiorgi ha ricominciato a cantare dal vivo dopo la traumatica morte del padre in un concerto omaggio dedicato proprio a Dalla; “Lucio mi ha insegnato che la vita va vissuta e non sopravvissuta” , con queste parole il cantante dei Negramaro ricorda anche a noi, quasi fosse un monito, che anche se stiamo vivendo questa situazione tragica dobbiamo ricordarci di vivere, prima che di sopravvivere.
In ritardo, ma pur sempre presente, arriva anche Zlatan Ibrahimovic; l’attaccante del Milan è stato in grado da solo di stravolgere le regole del festival, facendo slittare o anticipare le varie esibizioni : partito prestissimo per arrivare all’Ariston, in autostrada si è imbattuto in un incidente che l’ha bloccato per ore, almeno fino a quando non ha fermato un motociclista, che per fortuna era del Milan e lo ha condotto alle porte del teatro, scherza Zlatan.
Apparentemente ha anche un video per dimostrare ai più scettici la veridicità della sua assurda storia; fatto sta che “alla fine sono arrivato, tutto per venire al mio festival, non il tuo Amadeus”, continua Ibrahimovic ricordando al conduttore che quest’anno la scena è tutta per lui, tanto che in diretta da San Siro ha anche commentato “Ama’ non toccare troppo che dopo torno e controllo che sia tutto a posto” ; insomma, ormai hanno creato uno scenario scherzoso su cui sembra vogliano continuare per le prossime serate!
Ma l’attaccante non si ferma qui: ecco che a metà dello spettacolo intraprende un duetto sulle note di “Io Vagabondo” con il suo amico e collega, nonché allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic perché anche loro un po’ si sentono dei nomadi, e tra risa e vecchi ricordi i due dimostrano la loro grande amicizia e il loro rispetto reciproco- e probabilmente, una certa gelosia di Zlatan per l’amico che ha vinto la Champions.
E come sempre c’è uno straordinario e divino, nel vero senso della parola questa volta, Achille Lauro trasformato in una statua che ci ricorda l’antichità classica greca e si erge a difensore degli incompresi, insieme a Emma Marrone : “Il pregiudizio è una prigione, il giudizio è la condanna, Dio benedica gli incompresi”. Ad aprire la performance c’è l’attrice Monica Guerritore, con un lungo monologo incentrato su Penelope, moglie di uno degli eroi più celebrati della nostra letteratura.
Due voci completamente diverse quelle di Emma e di Achille che si fondono straordinariamente e creano qualcosa di magico, tra un gioco di tocco e non tocco con le loro mani, ma che lasciano sicuramente un brivido.
Ancora una volta l’artista è stato in grado di oscurare per qualche minuto gli altri artisti e di centrare a pieno le aspettative dei telespettatori.