Di Martina di Lernia. Ed eccoci arrivati anche all’ultima serata di questa 71° edizione del Festival di Sanremo. Per cominciare in bellezza, la finale si apre sulle note patriottiche dell’Inno di Mameli eseguite dalla banda della Marina Militare italiana, diretta dal maestro capitano di vascello Antonio Barbagallo; ancora una volta ci viene ricordato l’importanza di sentirsi tutti uniti sotto un unico simbolo per combattere e sconfiggere un nemico comune, che sta mettendo a dura prova la nostra resistenza fisica e mentale, e suona come un altro “ce la faremoooo!” (prima o poi). La Marina era già stata al centro dell’attenzione qualche giorno fa, per il simbolo che l’ha resa famosa ed amata in tutto il mondo: l’Amerigo Vespucci, considerata la nave più bella al mondo, che proprio quest’anno ha compiuto 90 anni.
A co-condurre l’ultima serata c’è l’attrice Serena Rossi, divenuta famosa dopo l’interpretazione nella fiction “Mina Settembre”, che presenta e spiega il suo nuovo progetto alla Rai, il programma tv “La canzone segreta”; per dare un’anticipazione scopre e canta la canzone segreta di Amadeus: “A te” di Jovanotti, che lo fa commuovere.
Ospite fisso è Ibrahimovic, che continua con i suoi siparietti ironici nei confronti di Amadeus, anche se nelle ultime due serate se la prende scherzosamente anche con l’altro ospite fisso Achille Lauro, che farebbe paura a ragazze e agli avversari calciatori; e tra repliche anche in conferenza stampa, Ibra ci confessa che gli sarebbe piaciuto fare cambio maglia, ma non si può perché l’artista “è sempre nudo”.
Sketch ironici a parte, l’attaccante del Milan questa volta ci regala anche un monologo motivazionale, che fa emergere la sua sensibilità ed emozione: “Quando scendi in campo puoi vincere o puoi perdere, io ho giocato 945 partite ne ho vinte tante, ma non tutte. Ho vinto 11 scudetti, ma ne ho anche perso qualcuno. Ho vinto tante Coppe, ma ne ho anche perse qualcuna. Sono Zlatan anche se non ho vinto tutte le partite”. Ibrahimovic ha messo fuori gioco l’aria da duro e da padrone del Festival per qualche minuto per regalarci delle bellissime parole tratte dalle sue esperienze, che però non appartengono solo a Zlatan, ma a tutti noi e conclude con un “non è mio Festival e nemmeno quello di Amadeus, è il vostro Festival. Quello dell’Italia intera. Grazie Italia, la mia seconda casa”.
A rappresentare la vecchia classe dei cantanti ecco salire sul palcoscenico dell’Ariston Ornella Vanoni, che ha eseguito un medley dei suoi più grandi successi. In seguito come promesso qualche mese fa, sale sul palco per accompagnare la Vanoni al pianoforte, Francesco Gabbani che torna a Sanremo dopo averlo vinto nel 2016: i due eseguono “Un sorriso dentro il pianto”.
A fine esibizione si è ritagliata un momento per pretendere “un bacino” da Amadeus; un po’ meno simpatico e carino è stato l’attacco che ha rivolto a Fiorello sul fatto che canta sempre, quasi a misurarsi con gli altri cantanti professionisti in gara; ma comunque è stata eletta come “voce del popolo” sui social, quindi alla fine tanto torto non l’aveva secondo il pubblico da casa.
A scendere dalle scale dell’Ariston ci sono anche Federica Pellegrini e Alberto Tomba, la prima ha creato ulteriore polemica sullo spacco del vestito, ma non sono venuti certo a Sanremo per far parlare di loro: i due campioni azzurri hanno presentato “Dado” e “Futura”, i finalisti loghi per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. I due hanno lanciato il voto popolare per scegliere il logo preferito dai telespettatori: “saranno i Giochi di tutti e tutti devono partecipare a partire da questo voto sull’App e sul sito”, ha spiegato la Pellegrini.
E con il pubblico che scalpita per sapere chi sarà il vincitore di quest’edizione , si presentano nel frattempo sul palco alcuni dei nomi più importanti della nostra musica italiana, Paolo Vallesi, Riccardo Fogli e Michele Zarrillo con un medley delle loro canzoni più famose: “Cinque giorni”, “La notte dei pensieri”, “La forza della vita” e “Storie di tutti i giorni”.
C’è poi anche uno sketch simpatico con Fiorello e Amadeus, in cui Paolo Vallesi si complimenti per il lavoro portato avanti dai due in quest’edizione tanto difficile da montare e portare avanti, e poi ironizza sulle doti canore dello showman che contrastano sicuramente con le affermazioni della Vannoni: “Fiorello è davvero bravo, oltre a cantare suona diversi strumenti” .
A malincuore eccoci arrivati anche all’ultimo quadro nato dalla mente di Achille Lauro: “tutti con la stessa carne debole, la stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita”.
Questa volta Lauro non si scatena sul palco, nessuna trasgressione delle regole, ma lascia spazio inizialmente ad un ballerino e poi semplicemente canta “C’est la vie”, come chiunque altro; ma la normalità non è tipica dell’artista ed eccolo lanciarsi in un’altra azione teatrale: si spoglia della giacca e rivela il suo petto trafitto e infilzato da delle rose dalle cui ferite sgorga del sangue, mentre ascolta gli audio con gli insulti che gli sono stati rivolti specialmente negli ultimi anni, dal leader della Lega Matteo Salvini, a Maurizio Gasparri, Red Ronnie e Valerio Staffelli (che venne ridefinito “il più grande tonno d’Italia” proprio dallo stesso Achille durante l’intervista mandata in onda per il suo servizio sulla canzone “Rolls Royce”, che a detta del giornalista, incitava i giovani al consumo della suddetta droga). Il messaggio è chiaro: le parole feriscono. I più hanno voluto vedere un omaggio, o per lo meno un’ispirazione, all’artista serba Marina Abramovic che nel 1974 lasciò che il suo corpo divenisse un oggetto nelle mani dei partecipanti, i quali attraverso degli oggetti lasciati dall’artista, erano tenuti ad usarli a loro piacimento su di lei; il collegamento verrebbe da uno di questi oggetti: proprio le spine di una rosa, che vennero usate da uno dei partecipanti, per graffiare la pancia dell’artista.
Insomma, il Festival è finito: i Big in gara sono stati tutti talentuosi, gli ospiti tutti meritevoli e la musica ha trionfato in un mondo devastato; ma una domanda sorge spontanea: alla fine del festival, chi interroga Achille Lauro su tutti i personaggi che ha ri-portato in vita?