Di Beatrice Ponzo. La passione, se ben coltivata, può metterti le ali al cuore, all’anima…e ai piedi…se sai come atterrare. È il caso dei “REBORN”, una crew di parkour nata in un quartiere periferico di Roma
a, Torre Angela, grazie alla passione di Alessandro Magi: un ragazzo sognatore certo, ma determinato a diffondere questa disciplina e il messaggio che c’è dietro. Proprio lui non definisce il parkour come uno sport, in quanto non regolamentato, ma come “uno stile di vita estremamente versatile, al quale ognuno può attribuire il significato che vuole: superare la paura, conoscere se’ stessi, creare legami, dimenticare le differenze, rafforzare il rapporto uomo-natura…” ma non basta.
Per quanto sia semplice il concetto di questa disciplina (movimento dal punto A al punto B nel modo più fluido possibile) è “incredibile la miriade di emozioni che riesce a trasmettere ai praticanti (traceurs) che pur di librarsi in aria – aggiunge Alessandro – per pochi secondi sono pronti a mettere in gioco loro stessi. Attraverso i loro occhi ogni movimento diventa arte, il muro da superare è in realtà solo uno scalino, le nuvole non sembrano poi così irraggiungibili”.
Ovviamente “la tecnica e la sicurezza vengono in primo piano: il maestro di parkour ha il compito di mantenere alti i livelli di concentrazione dei suoi alunni prima e durante un salto o un’evoluzione. L’atleta deve imparare a saper visualizzare nella mente gli step necessari e soprattutto a non essere frettoloso nell’apprendimento degli stessi” . L’adrenalina è la fiamma che accende la voglia di partire, provarci, magari cadere; la perseveranza è la voce che esorta a non arrendersi quindi rialzarsi e ricominciare.
Forse il parkour non è per chiunque ma chiunque, almeno una volta nella vita, può assaporare la sensazione di libertà con un semplice salto e rendersi conto che nessun ostacolo è insormontabile ma che basta solo sapere come atterrare: quel che conta è volere, non solo volare