Di Santi De Luca. La Coppa resta in Nuova Zelanda, Luna Rossa pronta alla rivincita. Lo avevamo detto: la sfida era diventata impossibile e così è stata.
Alla decima regata Emirates Team New Zealand ha segnato il punto decisivo per chiudere 7-3 la serie con Luna Rossa Prada Pirelli e bere dalla coppa.
Questa volta la partenza della regata è stata vinta dai neozelandesi che hanno scelto il lato destro del campo di regata e sono volati via con il vento Mahori in poppa che li ha accompagnati e assistiti per tutta la settimana. La loro esultanza è stata molto anglosassone, riservata, mai fuori dalle righe quasi uguale a quella degli italiani sconfitti.
La sconfitta però brucia agli italiani per i tanti se che hanno contraddistinto queste ultime regate, ma tutti in coro hanno dichiarato di aver avuto un avversario fortissimo che ha meritato la vittoria. Da sottolineare che il Team italiano è giovane ed è stato creato in poco tempo da Max Sirena, Team Leader del gruppo.
Il lavoro di Team building fatto da Luna Rossa è il pilastro di cemento che resterà solido dopo questa esperienza oltre alle vittorie storiche: si sono create le basi per un futuro probabilmente più vincente, non bisogna mollare adesso.
Anche la tecnologia dovrà migliorarsi per accorciare il gap di velocità dell’imbarcazione rispetto ai “kiwi” e ad altri sfidanti che saranno certamente più agguerriti nella prossima edizione dell’America’s Cup.
Il futuro comunque è tutto in una immagine di oggi a fine regata: bambini, figli, fratellini, cugini dell’equipaggio italiano sono saliti su Luna Rossa ormeggiata al porto di Auckland con le vele abbassate e i foil scomparsi nell’acqua per una foto di gruppo, un quadro che ha riassunto l’amara sconfitta e una promessa di rivincita e di rinascita attraverso le nuove generazioni, chapeau!
Un’altra immagine simbolo di questa edizione è stata la tanta gente sia sulle barche che a terra con la consapevolezza di stare in una bolla sicura, di vivere una vita normale: per noi che viviamo in zona rossa ha prodotto invidia ma anche speranza che si può ritornare a vivere, presto.
Domani notte alle 4 del mattino resteremo comunque sotto le coperte a dormire, sognando un finale diverso.