Di Madalina Ilincuta. ‘’La donna qui non ha voce’’: quando si vive in una comunità soffocante e la religione ostacola l’espressione della propria anima, il cuore brama la liberà e il coraggio delle donne deve farsi valere.
La serie di questa settimana è Unorthodox, che prende ispirazione dall’autobiografia di Deborah Feldman. Esty è la protagonista di questa rivincita al femminile, la quale fugge dalla sua comunità ebraica di Williamsburg, che la concepisce unicamente in funzione di moglie e madre. Data in sposa a Yanky Shapiro, la donna vive un matrimonio insoddisfacente che la fa sentire inadatta e sbagliata. Come tutti noi, anche Esty fa fatica ad allontanarsi da una realtà che non le appartiene, forse per paura di ricominciare o perché sente di non poter affrontare un mondo che non conosce, ma la sua forza di donna la spinge ad affrontare la vita come un uragano, aprendosi a tutte le possibilità che le si prospettano. Punto di forza della serie sono i dialoghi in lingua yiddish e la grande attenzione ai rituali pre-matrimonio che ci fanno capire i motivi che hanno spinto la protagonista a maturare la disperata necessità di fuggire a Berlino. Qui trova la libertà in una città cosmopolita e viva, dove mostra il suo corpo, il suo taglio di capelli (che nella sua comunità era fonte di turbamento e tentazione sessuale) e la sua voce. Urla al mondo i suoi desideri con grande onore e voglia di scoprirsi, vedremo così, nel corso dei 4 episodi, una nuova versione di se stessa, libera da tutte le repressioni che non la facevano sentire donna, diventando simbolo del grido universale di tutte le donne intrappolate.
Paradossalmente Berlino, vista dagli ebrei come una terra densa di ricordi dolorosi, diventa una meravigliosa metafora del superamento delle regole e pregiudizi imposti dal suo vecchio mondo, una patria dove uomini e donne hanno pari opportunità, la sessualità non è uno stigma sociale, dove anche le donne possono cantare e addirittura entrare in conservatorio <<Una donna che si esibisce ad alta voce tra gli uomini è considerata indecorosa, persino seduttiva>>. Esty inizialmente non comprende quella nuova realtà ma sente comunque di potersi fare spazio, emulando i nuovi costumi e disfacendosi lentamente di ciò che forzatamente ha appreso, apprezzando il diverso, conoscendo il nuovo, alimentando così la sua volontà d’essere, d’affermarsi, di vivere. Viviamo con lei il suo cambiamento, siamo intimoriti nel vedere questa piccola donna che affronta un viaggio così lungo per scappare da coloro che dovevano proteggerla, siamo spaventati quando la trovano per riportarla a New York: le emozioni ci stringono lo stomaco in ogni scena, ma le siamo grate di insegnarci che anche una piccola donna può avere la forza di cambiare. L’amicizia è un elemento che ci accompagna durante tutta la visione e ci fa capire quanto è importante avere affianco le persone giuste, quelle che ci spronano a non avere paura, che ci riscaldano il cuore anche solo con uno sguardo e che ci danno la forza di andare avanti.
Questa mini serie ci fa riflettere sulla moltitudine di realtà che esistono nel mondo attuale, complicate e misteriose, sconosciute e anticonvenzionali ma certo è che la storia di Esty ci spinge a non giudicare chi cerca una vita migliore, a sradicarci dalle nostre convinzioni e dalle paure che ci fanno sentire inadatti. Bisogna raggiungere nuovi orizzonti se il nostro piccolo mondo ci fa sentire senza fiato, senza via d’uscita e avere il coraggio di rischiare, di scegliere…avere il coraggio di essere liberi.