Di Francesco Stefanelli- L’animo umano è ciò che in natura è più intrinsecamente complesso nell’universo. Esso è caratterizzato da emozioni, interazioni col prossimo, ma anche da regole matematiche. Il nostro essere è condizionato dalla matematica, ovunque si volge lo sguardo non si può non notarla. Siamo inghiottiti nella spirale. 2001, i Tool danno alla luce Lateralus. Così enigmatico e così umano, quest’album segna non solo il picco della band californiana dal punto di vista qualitativo e compositivo, ma anche un percorso spirituale nei meandri dell’anima, e di come essa possa far raggiungere gli angoli più remoti del cosmo. Una sequenza di modulatore porta l’ascoltatore dritto nella prima track dell’album, The Grudge. Il bloccarsi nelle proprie paure e nelle proprie convinzioni fa sì che non ci si evolva, alienandosi e portando come fardello una corona di rancore. Eterea e cupa Eon Blue Apocalypse è solo un passaggio verso The Patient. questo brano vuol dimostrare che nella vita bisogna seguire la giusta via, non importa se sia lastricata di dolore, la pazienza verrà ripagata. Come un eco del passato, Mantra prelude alla quinta traccia, Schism. “cold silence as a tendency to atrophy any sense of compassion” recita il brano. I pezzi si sono sfaldati, e l’unico modo per risaldarli è riscoprire la comunicazione, quell’arma tanto temuta dallo scisma umano. Brusii di una palude, il gracchiare lontano di una rana, tutto ciò catapulta l’essere all’interno della propria anima. Parabol è l’intro alla Parabola dell’esistenza. La vita terrena è solo carne, una prigione, cui all’interno è custodito il vero io che con la consapevolezza di sé può superare i limiti umani e ascendere ad una dimensione superiore, abbandonando per sempre il dolore. Superare i limiti è la vera pace. Bisogna sbarazzarsi delle sanguisughe e delle zecche che ci prosciugano, e Ticks and leeches è un monito affinché ci si sbarazzi dei rifiuti. Il cammino finora percorso all’interno dell’album raggiunge la vetta attraverso la title track, Lateralus. La genesi dell’uomo parte dalla sua formazione nel brodo primordiale. Il nero e il bianco, il dualismo dell’essere, sono i primi colori ad intravedersi e poi il rosso e il giallo, in modo da poter vedere. La matematica è lo strumento degli dei; grazie ad essa si riesce ad intravedere la spirale (la spirale di Fibonacci è uno dei temi principali dell’intero album 1,1,2,3,5,8,13), quella forza invisibile che governa il conoscibile e che tramite di essa si possono raggiungere i luoghi degli dèi pur rimanendo umani. Si prende respiro e ci si avvia verso la trilogia finale, composta dai brani Disposition, Reflection e Triad. Col culmine raggiunto in Lateralus, Disposition è un luogo contemplativo dove tirare le somme sul proprio percorso interiore. Reflection è in contrapposizione con Lateralus. Se in quest’ultima vanno spinti i limiti umani allo stremo per raggiungere la meta, in Reflection si è felici della propria condizione e ci si accetta così come si è, raggiungendo comunque la pace. La trilogia si conclude con l’esplosione della realtà in Triad, una violenta danza tribale in cui ci viene posta davanti il vero corso della vita, in cui l’uomo non è altro che una animale in cui la coscienza di sè deve ancora attuarsi. E il percorso è ancora lungo.