Di Santi De Luca.20 anni per sempre: un contrattempo tragico: la morte improvvisa, prematura, imprevedibile ma forse evitabile. Un genitore che al telefono non sa cosa dire al poliziotto che gli annuncia la tragedia, un amico che resta basito appena legge sui social la cattiva notizia prima che glielo dicano di persona.
Solo destino o possiamo fare qualcosa per evitare o quanto meno abbassare le probabilità che queste stragi piombino nel nostro quotidiano?
Si muore per una radice di albero sbucata dall’asfalto, per una buca non tappata in tempo, per un semaforo giallo lampeggiante, per la poca illuminazione della strada.
Insomma tutti, in modo scontato, ad additare contro la manutenzione delle strade che per definizione non sono mai sicure se chi sta al volante della sua auto o al manubrio della propria moto percorre con velocità smodata l’asfalto pensando di essere invincibile, immortale, un highlander dove non solo ne resterà solo uno ma quell’uno è proprio se stesso.
Trovare un colpevole in queste circostanze è il mestiere di tutti e comunque si giri la frittata un colpevole non c’è, piuttosto c’è un insieme di coincidenze, di imperizie, di incoscienza e di spensieratezza pericolosa, soprattutto a quell’età.
Avevo 18 anni e mezzo, l’auto nuova regalata dal papà, la ragazza accanto in una notte stellata.
Una strada vuota di notte, con sali e scendi come onde lunghe in un mare calmo della sera, come delle montagne russe in auto: che figata!
Aumenta la velocità, aumenta l’adrenalina e il divertimento, aumenta il piacere di sentirsi vivo e felice e anche presuntuosamente libero di fare ciò che si vuole, sicuro di se stesso.
il primo dosso è gustoso, il secondo dosso è orgasmo puro. Mi avvicino al terzo dosso con assoluta sicurezza pensando: “qui adesso sarà l’apoteosi”. La ragazza accanto si tiene forte alla maniglia sopra il finestrino, senza cinture di sicurezza (nel 1988 non erano ancora obbligatorie: che scemi!).
L’auto sembra che stia decollando, pronta per un volo verso la libertà assoluta dove tutto è possibile e anche di più.
Alla fine del dosso vedo la luce, ma non quella che si vede in fondo al tunnel, ma quella di un auto che proprio nel punto cieco del dosso e in direzione opposta stava per girare alla sua sinistra, io arrivavo da destra. Un istante dopo solo un botto fortissimo. Poi il buio. Dopo un tempo infinito mi sento tirare fuori dall’auto da qualcuno che poi identifico come un carabiniere. Chiedo della ragazza che era accanto a me prima del botto e adesso non c’era più. Per fortuna mi dicono che stava bene ma acciaccata in ambulanza. Capii che avevamo fatto un incidente grave. Incominciai a urlare il nome della ragazza, la chiamai più volte e Lei rispose per fortuna dalla finestrella dell’ambulanza. Eravamo vivi. Continuavo a chiamarla, piangendo. Sentivo male al ginocchio e alla spalla destra.
La macchina dopo lo scontro frontale con l’altra auto era finita contro un palo di cemento dell’Enel, si era quasi ribaltata e poi era tornata dritta, scendendo sul lato sinistro nel canale accanto la strada.
Il punto esatto in cui avrei potuto avere 18 anni per sempre l’ho guardato ogni volta negli anni a venire, quando sono passato per quel posto.
I primi giorni di marzo io sento l’atmosfera di quei momenti lì, momenti che mi hanno lasciato una esperienza dura ma vera e una grande indulgenza nei confronti di chi, molto giovane, è altrettanto imprudente e più sfortunato di me a 18 anni.
Santi De Luca