Di Cristina Pantaloni- Hedy Lamarr, la diva geniale che inventò il Wi-fi, Sophie Germain e le fondamenta della moderna teoria dell’elasticità, Rita Levi Montalcini la donna che cambiò la scienza; nomi di donne che per la loro passione combatterono contro uno dei più grandi pregiudizi, l’essere donna. Non si tratta di pochi anni ma di secoli di storia dove la donna viene raccontata e riportata come colei che amava il canto, la danza, la scrittura e poche volte mostrata come la donna con la passione per l’astronomia, la matematica, e la scienza. In molti paesi, ancora agli inizi del XX secolo, le ragazze venivano escluse dalle università, private dell’educazione scientifica, e tutt’ora, nel 2021, molte di loro sono spinte da questi pregiudizi a scegliere facoltà linguistiche o letterarie, e quindi a non provare a perseguire  una carriera di tipo scientifico. Quanti nomi finiti nell’oblio, per paura delle stesse donne di esporre il proprio potenziale in un mondo non pronto ad accoglierlo. Molte scienziate non sono riportate sui libri di storia, costrette a nascondersi sotto un nome maschile per far si che le loro idee venissero prese in considerazione. E’ il caso di Sophie Germain, che per la sua intera vita ha visto le sue opere firmate con lo pseudonimo di “Antoine-Auguste Le Blanc”, per poter arrivare a comunicare con la comunità dei matematici. Anche nel momento della sua morte Sophie non venne mai riconosciuta come ciò che realmente era, ma semplicemente come una possidente terriera. Ma oggi il nome femminile di Sophie Germain non deve più essere nascosto sotto uno pseudonimo maschile, e le basi per la teoria dell’elasticità sono collegabili a quella forte donna che, pur di far valere le proprie idee, firmava con un nome che non le apparteneva. Sono donne che non restando in silenzio hanno lasciato un segno nella storia indelebile. Tante di loro non si sono fermate a quello che le donne possono e non possono fare, hanno superato qualsiasi cosa e sono arrivate a costruire quello che oggi è il nostro presente. Era la donna più bella del mondo, e aveva il cervello di Einstein, Hedy Lamarr. In scena era una diva, ma amava la matematica, e non voleva veder scivolare via il suo pontenziale. Considerata l’inventrice del futuro, i tanto preziosi cellulari di oggi sono un’invenzione scientifica modellata proprio da quest’ultima. Andò contro ogni pregiudizio, che la delineava solo come una bellezza rara ma senza materia prima, per far si che le sue invenzioni, quelle di una donna, fossero accettate. L’alta utilità delle sue invenzioni, non venne però subito considerata, destino a cui andarono incontro quasi tutte le invenzioni a nome di una donna. In effetti, si stima che dal 1901 (anno dell’istituzione del premio Nobel) fino ad oggi, c’è una soglia percentuale che non aumenta ed è ferma al 4% del totale. Il Premio Nobel è stato assegnato a 44 donne in totale, ma 18 se consideriamo le studiose che lo hanno ottenuto nelle discipline scientifiche. Dunque ancora oggi, le donne non vengono premiate per i loro sforzi e per il loro contributo alla scienza. Ci scontriamo cosi contro un contesto che dovrebbe essere aperto ad ogni genere di idea ma dove, ancora una volta, sono le donne ad essere poste su un gradino inferiore all’uomo, quando la richiesta è quella di condividere lo stesso gradino, e le stesse opportunità per creare insieme un futuro nuovo.