Di Francesco Di Stefano. Dopo un indegno rinvio quasi sistematico per la discussione in Parlamento sulla legge ddl Zan, è arrivato il via libera per la discussione. Finalmente la Commissione Giustizia del Senato ha calendarizzato  la discussione del disegno di legge Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo. Dopo settimane di discussioni e di  ostruzionismo, è il passaggio che avvia l’iter perché sia discusso e messo ai voti anche al Senato (era già stato approvato alla Camera), dopo il passaggio in commissione, anche se non è stata ancora fissata una data. Ieri mattina, la commissione Giustizia ha votato una serie di provvedimenti da calendarizzare e il ddl Zan ha ottenuto 13 voti favorevoli e 11 contrari, quelli del centrodestra. Però nel contempo è subentrato un altro problema  il presidente Andrea Ostellari (della Lega) ha detto che sarà il relatore del ddl: «Il regolamento prevede che il relatore di ciascun disegno di legge sia il presidente della commissione, che ha la facoltà di delegare questa funzione. Per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è, tratterrò questa delega». La sua decisione è stata molto criticata. Una delle tante mosse messe in campo dalla Lega per osteggiare questa legge, il che è assurdo e scandaloso. In quanto siamo ancora uno dei pochi Paesi con una cultura quasi medievale. Prima della svolta sono successi dei fatti ignobili; uno di questi è stata la contrapposizione alla legge da parte del leghista Pillon che mentre esultava per il rinvio della calendarizzazione due persone venivano aggredite a Perugia e Asti, mentre abbiamo ancora negli occhi le terribili immagini della scorsa settimana, quando un uomo si è preso il rischio e la briga di attraversare i binari del treno per aggredire verbalmente e fisicamente due omosessuali colpevoli di starsi baciando in pubblico. Se la caverà con una semplice denuncia, senza alcuna aggravante legata al crimine d’odio, proprio perché una legge di questo tipo ancora non c’è: avrebbe i numeri per esistere, come ha dimostrato il voto alla Camera, ma proprio per questo la Lega si sta mettendo di traverso in altri modi. Eccola la nuova creatura politica di Matteo Salvini, quella descritta come improvvisamente europeista, con un occhio di riguardo ai diritti e meno intransigente quando si tratta di immigrazione. In realtà nulla è cambiato, trattasi solo di una maschera indossata per poter sopravvivere in quell’accozzaglia che è il governo Draghi, da rimuovere poi quando le circostanze lo richiedono ricordandoci così come la Lega di oggi sia esattamente la Lega di ieri.