Di Francesca Zaza. ’Credi di potermi scacciare da qui dentro?’’

Questa settimana Tvgnews propone uno dei più grandi classici del cinema dell’horror rivisitato in chiave moderna, The Exorcism of Emily Rose. Si tratta di un film del 2005 diretto da Scott Derrickson e ispirato al caso di Anneliese Michell, una giovane donna tedesca che, dopo essere stata ricoverata nel reparto di psichiatria, fu sottoposta a diversi riti di esorcismo.

La vicenda comincia nell’istante in cui l’avvocatessa Erin Bruner accetta di prendere le difese di padre Richard Moore, un prete cattolico accusato di omicidio colposo di una studentessa diciannovenne di nome Emily Rose, deceduta durante un tentativo di esorcismo. Ha inizio così il processo dello Stato contro l’uomo, che avrebbe indotto la ragazza alla morte, spingendola ad interrompere le cure mediche che le erano state prescritte in precedenza.

Mentre la chiesa tenta di convincere Moore a dichiararsi colpevole, affinché si attenui l’attenzione pubblica sul delitto, lui continua a proclamarsi totalmente innocente, nonostante tutte le prove sembrino andargli contro. Durante le varie udienze, vengono infatti interrogati numerosi dottori e neurologhi, al fine di ottenere una spiegazione medica che sia in grado di giustificare tutti gli strani comportamenti della giovane.

Se però in un primo momento viene smentita la teoria considerata irreale, secondo la quale Emily fosse realmente posseduta da un demone, successivamente, grazie alle testimonianze che vengono raccontate attraverso dei flashback, scopriamo l’amara verità che si nasconde dietro la scomparsa della protagonista. Tutti dunque sono costretti a mettere da parte lo scetticismo e a far fronte ad una realtà difficile da credere, ma decisamente impossibile da negare.

L’esorcismo di Emily Rose, disponibile ora sulla piattaforma Netflix, ha fin da subito ottenuto un notevole successo, tanto da essere considerato uno dei migliori film degli ultimi anni.

Non è certo il primo caso in cui viene trattato il tema della possessione, né sarà l’ultimo, eppure il film ha qualcosa di diverso dagli altri che in un certo senso lo rende unico. Nulla è dato per scontato, ne tantomeno l’esistenza di Dio e del Diavolo. Al centro della storia vi è infatti un profondo scetticismo che divide i protagonisti coinvolti nel processo. Ne consegue che il film è dominato da due punti di vista opposti : da un lato vi sono la famiglia della defunta e padre Moore, totalmente convinti dell’ipotesi che vede la possessione come la causa che ha poi portato alla morte della studentessa; dall’altro lato invece vi è l’avvocato accusatore, Ethan Thomas, colui che non crede nel paranormale e fa di tutto per smascherare tale assurdità. Dalla parte degli scettici si trova anche Erin Bruner, la donna che difende il prete e che inizialmente ha non poche perplessità riguardo l’intera situazione. Con il passare del tempo però, la sua posizione cambia nettamente, in quanto vive in prima persona alcuni strani eventi, fino a diventare anch’essa vittima di forze soprannaturali. Col procedere delle indagini e delle udienze in tribunale, l’avvocatessa è difatti sempre più convinta che la storia sia in realtà molto più complessa di ciò che sembra e che l’uomo non stia affatto mentendo.

Il senso di inquietudine dei personaggi, percepito anche dallo spettatore, e l’incessante incertezza che percorre tutto il processo sono probabilmente i punti di forza del film. Il pubblico è continuamente portato ad insinuare se quello che è successo sia stato frutto di una manifestazione paranormale o piuttosto una conseguenza della malattia mentale di cui soffriva Emily. E’ in questo aspetto fondamentale che risiede l’originalità del film, che riprende una tematica affrontata numerose volte e la fa propria.

Potremmo dunque dire che la chiave del successo è stata sicuramente la scelta di basare l’intera vicenda sul dubbio e l’incertezza, che a sua volta hanno fatto si che ci fosse un collegamento tra protagonisti e spettatori.