Di Cristina Pantaloni- Pericolose, disattente e incapaci; è arrivata l’ora di metterci un punto. Che in sella ad una moto, o a bordo di una macchina, il rapporto tra mondo femminile e motori è sempre stato ricoperto dei peggiori pregiudizi. Non sempre riconosciute e ricordate per il loro contributo in un mondo che ancora oggi è conosciuto sotto un’unica sfumatura, quella maschile, le donne sono state un tassello fondamentale e al tempo stesso tanto invisibile. L’ideologia tiene viva l’immagine dell’uomo pilota per eccellenza, meccanico esperto, e imprenditore preparato, come ruoli irragiungibili per una donna, è la storia però a svelare la verità. Fu Bertha Benz, accesa sostenitrice delle idee del marito Carl Benz, a cui si riconosce il progetto del primo motore, a dimostrare al mondo intero che la Motorwagen numero 3 poteva resistere a viaggi molto lunghi, percorrendo da sola 106 km; era l’inizio della rivoluzione femminile nella realtà dei motori. Migliaia di donne dopo di lei, con la stessa passione, affermarono che l’automobile era il vero e proprio simbolo di quella libertà che non era mai stata assaporata a pieno dal mondo femminile. Molte di loro trovarono il coraggio per urlare a tutti le loro idee innovative, che portarono alla creazione della moderna auto. Oggi il freddo invernale non è assolutamente un problema nei nostri moderni Suv, grazie all’impianto di riscaldamento, invenzione che porta la firma di Margaret Wilcox, una donna. Ma nemmeno la pioggia ferma il viaggiare in macchina, per l’invenzione dei tergicristalli, dalla brillante mente di Mary Anderson. Dunque è nei più importanti particolari per la realizzazione di un’automobile pronta ad ogni esigenza, che si trova l’impronta femminile. Ma l’unicità delle idee di una donna in questo campo, non sempre vengono riconosciute nell’immediato. E’ il caso dei specchieti retrovisori, considerati dagli industriali “un’inutile vanità femminile”, per poi essere proclamati una delle invenzioni più di successo nel mondo dei motori. Dunque donne e motori sono state da sempre una coppia vincente, perchè allora limitarsi ai soliti pregiudizi. Il coraggio di arrivare a numeri di velocità esorbitanti, l’adrenalina, e il desiderio di fare di una passione un lavoro, dovrebbero far parte dell’ottica femminile tanto quanto fanno già parte di quella maschile. E’ la storia delle grandi gare da corsa che racconta con chiarezza: Elisabeth Junek rompe gli schemi della tradizione vincendo il Gran Premio della Germania. Pochi anni fa, nel 2014, fu proprio la Formula 1 a riconoscere Monisha Kaltenborn come prima direttrice sportiva di un team, diventando una delle figure più influenti del settore, simbolo di un potenziale che troppo volte non è preso in considerazione. Donne con una passione ritenuta fuori dagli schemi femminili, divenute emblemi grazie alle loro intuizioni. Ogni persona oggi, deve sentire il compito di rispettare le battaglie che queste donne hanno iniziato, per poter, anno dopo anno, riuscire ad eliminare ogni limite che le separava dalla loro passione.