Di Ludovica Lamboglia. Dottor Jekyll e Mr Hyde: due volti in una sola persona. Se da una parte c’è un attaccante incisivo e determinante, dall’altra manca un po’ la fame. Tra la Lazio e la Nazionale, tra Sarri e Mancini, stessi moduli ma due squadre totalmente diverse. Ciro Immobile quando gioca nella Lazio risponde quasi sempre presente sottoporta fornendo molti gol e assist per la squadra. Decisiva la presenza del centravanti nel tridente offensivo del tecnico biancoceleste: attacca la profondità , si inserisce negli spazi giusti e sforna gol e passaggi  vincenti ai suoi compagni. Abbina la qualità alla tecnica e ciò che viene fuori ha a che fare con il calcio-champagne.

Non si può dire così con la maglia dell’Italia. In Nazionale i numeri sono dalla sua parte: è a quota 15 gol e con uno in più raggiungerebbe Luca Toni e Gianluca Vialli nella classifica dei migliori marcatori dell’Italia. Numeri che però non si apprestano ad aggiornarsi e che nelle ultime partite difficilmente ha trovato la via del gol. Se nella Lazio i giocatori sono Immobile-dipendenti, in Nazionale la musica non è questa ed è proprio in questo senso che trova difficoltà a ripetere i medesimi movimenti che mette in campo in  biancoceleste. Manca di fame, di aggressività sotto porta, quasi sembra avere timore ad affondare il colpo. Rispetto allo scorso anno – sempre in panchina – il ct Mancini lo schiera spesso da titolare ma raramente riesce a siglare lo stesso numero di gol che mette a segno con la Lazio. Qualcosa sembra non funzionare, forse il modo di gioco o magari un approccio sbagliato. È un rebus che presto dovrà sciogliersi molto in fretta, Immobile dalla sua parte ce la mette tutta e chissà se riuscirà a invertire la rotta

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