Di Anna Spanò. Troppe volte nella nostra vita abbiamo assistito, visto in televisione o sentito in radio, parlare di violenza di genere. La violenza di genere, come il razzismo, è una violenza fisica e psicologia, una vera e propria piaga per la nostra società, in continuo aumento. Una brutta storia alla quale dovremmo porre la parola fine. Intollerabile è l’ignoranza di coloro che discriminano, giudicano e disprezzano l’altro, il “diverso”, dividendo l’umanità in razze inferiori e superiori.  Cosa succede nella testa di questi “anti-diversi”, e quale sia l’input del loro disgusto è materia di indagine psichica, socioculturale, relazionale

Molti di loro sopiscono le proprie frustrazioni riversando tutto il loro livore verso chi non sa o non può difendersi, un atto veramente meschino. Odio e stereotipi spesso nascondono la paura, paura del diverso e di ciò che non si conosce, ma non sempre è cosi, altrimenti basterebbe educare. Singoli e comunità si dilettano nel violare e deridere coloro che vengono etichettati con vezzeggiativi: musi gialli, froci, handicappati, ciccioni; decine, anzi centinaia di volte abbiamo sentito pronunciare queste parole ovunque, per strada, a scuola , sul posto di lavoro, per non parlare dei social network, oggi mezzo di comunicazione più in voga. La risposta, la ribellione, è il non concedere a questi individui il lusso di poter ripetere i loro sbagli, ed il mezzo con il quale possiamo fermare queste violenze è la denuncia. Una denuncia, certo, non eliminerà l’odio dal mondo ma aiuterà qualcuno.

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