Di Valerio Durante. 20 anni di emozioni, di passioni, di gioie, di incredibili traguardi, di correttezza sportiva, di intramontabile stile di guida; ma tutto ha una fine. Dottore addio: è stato meraviglioso lo spettacolo che ci è stato regalato. Cala il sipario su uno delle leggende del motociclismo di tutti i tempi. Valentino Rossi con la sua ultima gara, nel suo circuito di Misano scrive i titoli di coda della sua fantastica carriera non solo di centauro, ma di eterno Peter Pan

Spettacolo in cui l’attore principale non ha mai riparato dietro le quinte, ma è rimasto sempre a calcare le scene e a ricevere il tributo del pubblico.

Valentino Rossi, patrimonio del motociclismo italiano e non solo, ha corso per l’ultima volta, in Italia, al “Misano World Circuit Marco Simoncelli” piazzandosi al decimo posto dietro suo fratello per parte di madre Luca Marini.

Ma più che il risultato, è l’aspetto simbolico della sua ultima gara a renderla memorabile.

Il Valentino nazionale che vive a 10 km da Misano dove ha vinto 3 volte ritorna per concedersi, scanzonato e generoso come sempre, alla memoria collettiva.

E non va via di certo a mani vuote: riceve dalle mani del ministro degli Esteri  Luigi Di Maio, il premio di icona del Made in Italy. -Valentino Rossi è un ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ovunque io vada, nelle liste di chi mi dice di amare l’Italia, c’è sempre Valentino Rossi-.

Con questo accorato discorso, un sorridente Luigi Di Maio omaggia il Dottore Valentino Rossi del trofeo disegnato da Aldo Drudi e prodotto dall’antica vetreria Barovier & Toso di Murano.

Trofeo che riproduce l’iconico e immancabile numero 46 smaltato in oro 24 carati.

E Valentino alza al cielo il suo trofeo ed esplodono i fuochi d’artificio.

È davvero l’ultimo grande atto di uno spettacolo in cui Valentino è stato tutto: regista, scenografo, costumista, direttore artistico, capocomico, attore.

Col suo spirito indomito da eterno fanciullo, con la sua studiata leggerezza, con il suo essere invidiabilmente evergreen, Valentino Rossi ha incarnato il Peter Pan nostrano su due ruote.

Allegro, scanzonato, a tratti irriverente, con i suoi riccioli al vento e la faccia da impunito, ci ha divertito e regalato emozioni e batticuori al cardiopalma.

Ma è anche l’unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto in 4 classi differenti: 125, 250, 500, Motogp.

Tanta roba, eh già, per uno che al di là di quel sorriso sfrontato e della claque che gli regge il gioco, è un attento e pignolo tecnico delle due ruote, è uno che davanti ai giornalisti snocciola termini tecnici e valutazioni sulle performance della moto.

È “l’uomo che sussurrava ai motori”.

Perché, come dice Italo Calvino, “la leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso”.

Ma per il nostro Peter Pan è arrivato il momento di crescere. Di prendere atto che il tramonto comincia a delinearsi tra inutili piazzamenti e imbarazzanti ritiri a metà gara.

E questa fase coincide con l’imminente paternità di Valentino.

Il fanciullo si fa da parte, fa capolino l’uomo. Peter Pan va in pensione ma non nel dimenticatoio perché non potremo dimenticare le gesta e il campione che è stato