Di Gabriel Uccheddu. India,Pakistan, Iran e Bangladesh sono paesi in cui una donna viene messa al pari di un elettrodomestico.

Nel subcontinente indiano esiste un fenomeno atroce che prende il nome di “ omicidio di dote”, ovvero l’uccisione o l’induzione al suicidio da parte degli uomini per conto delle donne.

In questi paesi si consumano ogni anno una moltitudine di morti ingiuste e orrende vincolate dalla giustificazione “per tradizione”.

La sposa è obbligata a portare alla famiglia del suo prossimo sposo, una dote, che rispecchi il suo lato economico, che sia una televisione o un motorino; questo non cambia le carte in gioco. Se la famiglia della sposa non riesce a procurarsi una dote quest’ultima verrà uccisa, oppure verrà inscenato un suicidio. Quanta crudeltà può celarsi dietro questi fatti; illegali e censurato dal governo indiano dal 1961. Questa pratica continua ininterrottamente facendo vittime continue. Vittime degne di non essere etichettate con un prezzo di una televisione o di un condizionatore.

Una pratica brutale che viene commessa o dallo sposo o dal suocero, prendendosi il diritto di spezzare una vita “perché il suo bene materiale è troppo poco”.

Gesti folli dettati da una chiusura mentale, dalla tradizione che annebbia gli occhi di questa gente.

Serve tutela e servono i controlli, non possiamo permetterci di continuare ad assistere a queste morti ingiuste.

Il prezzo da pagare per queste morti aberranti dovrebbe essere uguale alla sofferenza della donna, costretta a mettersi un prezzo addosso in nome dell’amore.