Di Carlotta Foschini .  Rabbia, delusione, sofferenza nei confronti della giustizia italiana che ha concesso a Pietro Genovese, il colpevole della morte di Gaia e Camilla, di non passare un giorno in carcere. Il ventenne ha strappato la vita e l’amore di due ragazze. Un dolore indescrivibile per le famiglie, che ancora ad oggi, non possono sapere se questo ragazzo sarà libero del tutto o gli verrà concessa una pena adeguata. Cinque anni per aver tolto la luce della vita alle due sedicenni. Il ventenne, guidando dopo aver bevuto ed essersi divertito,con quell’alcol in corpo, distruggeva non solo le vite di Gaia e Camilla, ma di tutti coloro che le amassero. Questi ultimi vorrebbero, e avrebbero diritto, che la morte di queste due ragazze non passasse come “un incidente”, non può e non deve esserlo. Ci hanno sempre insegnato fin da piccoli che i colpevoli devono pagare per quello che fanno, per capirlo e non farlo più. Dov’è adesso la giustizia? Ci si può fidare? Quest’episodio dovrebbe essere un esempio per quei ragazzi e ragazze che si mettono alla guida dopo aver bevuto e non riescono a capire la gravità di quest’azione. Si dovrebbe imparare a capire che non si sta mettendo a rischio solo la propria vita ma anche quella degli altri. Le altre persone non devono e non c’entrano niente se si è incoscienti di quel che si fa, se ci si vuole divertire e se si guida dopo aver bevuto. Non si sta parlando di un bicchiere di più, ma Pietro Genovese aveva il triplo del tasso alcolemico consentito per legge. Questo ragazzo è libero e non sta pagando per quello che ha fatto, non gli si è dato e forse non gli si darà mai una soluzione per comprendere quanto danno ha provocato. Il dolore, la sofferenza delle famiglie, che da un giorno all’altro hanno perso le proprie figlie, non si può guarire con la giustizia, ma almeno sapere che per il colpevole qualcosa è cambiato, e che non si trova a casa come faceva prima di aver ucciso Gaia e Camilla, potrebbe essere un piccolo dolore in meno. Inoltre dopo l’obbligo di rimanere a casa solo nelle ore notturne, il ventenne non ha risposto ad un controllo. Gli agenti dichiarano che probabilmente“dormisse”, ma forse a dormire è proprio la giustizia italiana, che ancora una volta, non riesce, dopo aver perso due figlie nella propria terra, quantomeno a rendere giustizia e un po’ di pace alle loro famiglie. Ancora una volta i colpevoli liberi e gli innocenti in carcere. Le famiglie sono state venti mesi ad aspettare la sentenza perché il ragazzo fosse processato correttamente. E invece..forse tra qualche mese sarà completamente libero, non cosciente di quello che ha fatto e con due famiglie distrutte che chiedono ancora, giustamente, giustizia.