Di Aurora Baldoni. “Voglio la mia mamma!” “Dov’è la mia mamma?”, “Portatemi da mamma”.
Sono le frasi pronunciato o meglio urlate tra fiumi di lacrime ,da un bambino veneziano di appena sei anni.
Si tratta del piccolo Alessio.
Alessio aspettava ansioso di uscire da scuola per abbracciare la sua mamma che oggi lo avrebbe portato a comprare il DVD di “Shrek” che desiderava da tempo.
Il bambino aspetta per ore, seduto da solo in un angolo, sotto la supervisione della bidella di turno e con l’unica compagnia del suo inseparabile peluche Tony.
La mamma non arriverà.
La mamma non ha avuto un contrattempo che l’ha portata a ritardare ,non ja perso l’autobus o bucato la gomma dell’auto.
Ma questo suo figlio non lo sa ,non lo capisce neanche quando due donne sorridenti lo portano in una casa ,una casa tutta colorata e piena di altri bambini.
Il piccolo è spaventato ,sospettoso, agitato, impaurito.
Piange, piange tanto, neanche la caramella offertagli dall’assistente sociale lo consola.
Dopo essersi soffiato il naso, ci riprova: “A che ora mi viene a prendere la mamma?”
Tutti tacciono, nessuno ha il coraggio di raccontargli l’atrocità dell’accaduto.
Lui continua a guardare le donne con i suoi occhioni blu, innocenti come sono solo quelli di un bambino.
La mamma non c’è più.
È stata uccisa da suo marito. Il papà di Alessio.
L’uomo ,l’ha appiccicata al muro tenendola per la gola ,la donna ha esalato il suo ultimo respiro tra le mani dell’uomo amato.
Virginia è morta strangolata.
L’assassino è stato immediatamente arrestato.
Alessio non ha più nessuno ,è solo ,è orfano.
Chi di dovere non si affretta a dirglielo ,non è ancora pronto a dover vedere quegli occhi divenire scuri, bui, spenti ,persi….
Sono ancora troppi gli uomini che non solo uccidono fisicamente le proprie donne, ma che uccidono moralmente ,emotivamente e psicologicamente i loro stessi figli.
Li privano di entrambi le figure genitoriali, delle colonne portanti, dell’amore paterno e materno, lasciandoli sprofondare in un turbine di dolore, sofferenza, mancanza.
Una mancanza che quasi toglie il respiro.
Ai figli spetta il compito più difficile:  elaborare un lutto, accettare che il padre sia un assassino ed in tutto ciò provare a sopravvivere. Perché è di sopravvivenza che si parla.
Il femminicidio è un mostro che va ostacolato, combattuto, annientato :per permettere a madri e figli di fare una semplice cosa: respirare insieme.