Di Chiara Giacomini. Manifestare, lottare, combattere, protestare sono tutti sinonimi che hanno come radice la voglia di libertà, ma soprattutto la voglia di essere ascoltate. Nel 2021 ci si può effettivamente rendere conto di quanto sia importante la libertà di pensiero e di manifestazione; quanto può essere fondamentale far sentire la propria voce in un mondo in cui molto spesso o viene soppressa o semplicemente non ascoltata. Ed è questo che fanno le donne. Ogni 25 novembre è bene, giusto e doveroso ricordare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e lo si fa attraverso ogni mezzo a nostra disposizione, ma soprattutto utilizzando ciò che ci contraddistingue, che ci rende uniche e inconfondibili: la nostra voce.                                                                         La pandemia in qualche modo ha limitato queste attività, strappandoci a quest’abitudine che ci rende omogenee e distinte allo stesso tempo. Lo scorso anno, infatti, la manifestazione non ha avuto luogo seguendo le disposizioni del Governo, ma quest’anno la manifestazione è stata resa possibile e per questo, sabato 27 novembre dalle 14 la manifestazione inizierà la sua marcia a Piazza della Repubblica dove saranno presenti migliaia di donne arrabbiate, combattive e determinate, con occhi pieni di speranza, quella stessa speranza che sarebbe stata una perdita legittima nelle vite di quelle stesse donne che hanno subito, e che subiscono, violenze di genere. Ma è bene ricordare che ci saranno anche molti uomini, vicini, per quanto possibile, alle donne che le sostengono in questa lotta e che non si lasciano inquinare da un maschilismo, ormai, presente in ogni dove. Facciamoci sentire donne, alziamo la voce con chi lo fa con noi, senza paura o intimidazioni. Partecipiamo ad una manifestazione che ci rende ancora più belle, più forti, ma soprattutto partecipiamo perché abbiamo un nome e un cognome che devono essere gridati, per non dimenticare tutte quelle donne che hanno rappresentato solo “un ennesimo numero” in una lista infinita di donne uccise e violate solo perché donne. Siamo tante e anche se la solitudine della Minestra Bonetti in Aula fa sembrare il contrario, noi siamo davvero tante; siamo migliaia di voci che si innalzano in tutto il mondo e siamo il doppio dei piedi che camminano verso la voglia di avere diritti che ci tutelino e che, soprattutto, non ci lascino da sole.