Di Chiara Giacomini. In questi due anni di pandemia tra le categorie che ne hanno risentito maggiormente le conseguenze, possiamo sicuramente trovare le donne. Rimanere in casa con qualcuno che abitualmente infliggesse loro violenza fisica o psicologica, ha fatto sì che si creasse un segnale per chiedere aiuto indirizzato a quelle donne che altrimenti non ne avrebbero avuto il modo. “Signal for Help” è un gesto d’aiuto fatto con la mano e che risulta essere molto semplice che, però, ha come obiettivo qualcosa che non possiamo in nessun modo definire semplice: salvare vite. Ad ideare e codificare questo gesto, una fondazione canadese femminista la “Canadian Women’s Foundation”, che, immedesimandosi nei panni di quelle donne costrette a convivere h24 con i propri aguzzini, hanno cercato di aiutarle in questa loro lotta quotidiana.                                                                                 Sostenere le donne anche in questo modo è risultato essere molto prolificante; infatti, una ragazza di sedici anni grazie al segnale d’aiuto è stata salvata dopo essere stata vittima di un rapimento. Stiamo parlando di una ragazza americana, ma è bene sapere che questo gesto, pur essendo nato in Canada si diffonde sempre più velocemente portandolo alla conoscenza delle donne di tutto il mondo.                                                                                                           Possiamo, quindi, ringraziare i social che permettono la diffusione del Signal for Help e attraverso video, hashtag, foto e molto altro, riescono a portare il gesto su scala mondiale limitando le conseguenze di un atto che potrebbe rivelarsi fatale per le donne. È un modo sicuramente silenzioso, ma non per questo meno ascoltato dai centri anti-violenza che subito si attivano per soccorrere le donne in cerca di aiuto, facendo tanto rumore affinché anche quelle donne che non hanno ancora trovato il coraggio di denunciare possano muovere le loro mani, in segno di aiuto e trovare altre mani, tese e pronte a sostenerle.