Di Anna Spanò. Suicidio. Come ci si arriva, in che modo avviene, se ci sono ripensamenti, sensi di colpa, sono domande alle quali non ci sono risposte certe. Un gesto cosi forte, inconcepibile, brutale, un gesto estremo per diverse cause, lavoro, famiglia, solitudine, o anche una semplice e infinita purtroppo senza ritorno. Troppo complesso sarebbe andare ad evidenziare le motivazioni, i pensieri, di coloro che scelgono volontariamente di togliersi la vita, di chiudere gli occhi e non riaprirli più; di mettere un punto, la parola fine a tutto quello che sono e a tutto quello che li circonda. Il suicido difficilmente è una scelta razionale, lucida, programmata e voluta, ma la sola azione, immediata, irrazionale perchè non si trovano in quel momento altre risposte. Una soluzione che può sembrare quasi egoista, perché la nostra esistenza non riguarda solo noi, ma tutte le persone che ci sono accanto, che rimangono lì, ferme, incredule, inconsapevoli, ferite, logorate per sempre dai sensi di colpa.
Rimorsi e rimpianti sono le prime emozioni che nascono in chi rimane,. Il suicidio è una azione, cosi intima e complessa che è impensabile credere di esserne la causa. Pensare di non essere stato abbastanza, aver fatto troppo o troppo poco, di non aver capito, non aver colto, aver detto la cosa sbagliata nel momento sbagliato nei confronti di chi si è tolto la vita; sono bugie che ci raccontiamo perché in realtà non avremmo potuto fare niente. Non abbiamo potere di vita o di morte su nessuno, sarebbe assurdo il solo pensarlo. Le persone hanno comportamenti mossi da ragioni intime insondabili dall’ esterno e hanno lati nascosti, che non conosciamo e che probabilmente non conosceremo mai.
Quello che possiamo fare è vivere e amare ogni giorno, senza condizioni, paranoie o troppi ripensamenti, perché alla fine siamo solo “fili d’erba”.