Di Isabella Maria Canestri. Ogni qualvolta che sentiamo parlare di criminalità la nostra mente ci porta dritti al concetto di povertà, come se solo i poveri potessero compiere atti criminali. Secondo le tante statistiche chi vive una condizione di disagio economico sceglie la via della criminalità vedendola come unica opzione. Ci sono però, altre statistiche che ci mostrano che anche i ragazzi dell’elite intraprendono la via della criminalità. I ragazzi poveri rubano per sopravvivere, rubano per se stessi o per aiutare i genitori, in qualunque caso non lo fanno per puro egoismo o per “gioco”. Comprendere le motivazioni di questi ragazzi può risultare alquanto facile, al contrario invece, di chi sceglie la criminalità per svago, per gioco o per il “brivido” del rischio. La disattenzione dei genitori e la poca presenza può creare un danno irreversibile. Molto spesso queste mancanze vengono colmate con oggetti materiali, come se la macchinetta nuova o l’ultimo modello dell’Iphone potessero rimediare. Rubano e commettono crimini per dimostrare che non hanno bisogno dei genitori, sia in ambito affettivo che in ambito economico. Chi viene lasciato solo impara a stare da solo. Il problema dell’affettività però non sempre risulta essere l’elemento che scaturisce la delinquenza minorile. Sono anche i ragazzi con genitori oppressivi che scelgono la via della criminalità, come se trovassero nel crimine, una via di fuga, una cosiddetta “ora d’aria”. Il ragazzo 16enne di Torino, Filippo, ha partecipato ad una rapina di una farmacia ed ha poi accoltellato il carabiniere che era intervenuto per liberarsi. Dalle indagini risulta che il ragazzo provenga da una famiglia benestante e per bene, difatti il ragazzo si è poi costituito. Molti amici di Filippo sostengono che si sia fatto coinvolgere dall’altro ragazzo: il 18enne Francesco. In questo caso è possibile che il ragazzo si sia davvero fatto coinvolgere, non vi erano motivi di povertà, tanto meno di ribellione nei confronti dei genitori. L’adolescenza è un periodo molto delicato, in questo periodo nascono i “gruppi di amici” e si decide chi viene escluso e chi no, chi ha il potere all’interno del gruppo, e qual è il gruppo più “figo”. Sentirsi parte di un qualcosa diventa così importante da oltrepassare il concetto di moralità ma anche di legalità. Stare al vertice dello stato sociale è più importante. La società in cui viviamo tende a mostrarci la bellezza del crimine tramite i mass media e le serie tv. Questi due mezzi di comunicazione esaltano la criminalità, costruiscono personaggi puramente inventati che compiono atti criminali e la fanno franca. Un film o una serie tv è un qualcosa che deve scaturire un interesse ma se non vengono adeguatamente codificati da chi li guarda possono essere travisati. Molti ragazzi compiono crimini solo per imitare un film o una serie tv. Il mondo telematico e virtuale però è alla portata di tutti. La delinquenza minorile è un fenomeno che si sta spargendo a macchia d’olio e la povertà non è più la causa. Bisogna educare i ragazzi a vivere nel rispetto delle persone e delle leggi indipendentemente dalla propria posizione sociale.