Di Lorenzo Carafa. Il comportarsi come veri e propri eroi non sempre ha un bel finale. È morto recentemente l’uomo che aveva difeso la sua amica da uno stalker. La sua colpa è stato essere un uomo coraggioso senza alcuna remora nell’intervenire per difendere la donna, e la sua pena sono state varie bastonate che lo hanno portato a quindici giorni di agonia in ospedale. L’uomo è solo l’ennesima vittima di un dilagare continuo del culto della violenza e della forza fisica che deve dominare. L’esempio che più ci ha stravolti è stato quello del giovane Willy Monteiro Duarte ucciso anche lui sotto una pioggia di calci e pugni. Gli esempi che potrebbero portarsi sono molteplici ma le storie sembrano ogni volta quasi identiche. Le dinamiche sono sempre le stesse. Si prova a difendere qualcuno dagli aggressori, ma purtroppo troppo spesso anche l’epilogo è lo stesso; una morte cruenta. Ci si chiede come tutto ciò sia possibile dall’inizio. Come sia possibile che una donna debba essere costretta ad aver paura anche di fare una passeggiata nella sua città per l’ossessione di un uomo. Ci si chiede come sia possibile che deve anche arrivare a perdere un amico per vedere l’uomo in questione finalmente ai domiciliari. Un semplice gesto, che probabilmente nella mente dell’uomo era considerato il minimo per difendere la propria amica, diventa fatale per questo. Non si può essere indifferenti davanti a situazioni del genere, ed è impossibile non chiedersi come possa accadere con tanta frequenza. Queste situazioni possono e devono sempre essere evitate, ovviamente prendendo il problema alla fonte. Il gesto dell’uomo è stato molto coraggioso, ma si dovrebbe arrivare al punto che queste gesta non debbano più essere necessarie.