Di Sara Mauta.

A sette anni dal folgorante Still Life, Uberto Pasolini ha diretto Nowhere Special – Una storia d’amore, che è arrivata nelle sale l’8 dicembre distribuita da Lucky Red. Ha il pregio di essere un’opera sincera, tenera e commovente, una celebrazione della vita e del legame, spesso fortissimo, che unisce un padre e un figlio. Il film è un’istantanea del momento più difficile della vita di un uomo, un atto d’amore verso i bambini, che con i loro occhioni spalancati, guardano anche quando nessuno se ne accorge . Nowhere Special è un mirabile esempio di un cinema in punta di piedi in cui si avvertono cura e dedizione. La storia di John e del piccolo Michael il regista l’ha letta in un articolo di un quotidiano inglese. A colpirlo e a fargli decidere di girare il suo secondo film è stata la complessità delle circostanze in cui il protagonista dell’articolo si veniva a trovare.

Proprio come Still Life ,Nowhere Special affronta il tema della morte, non per esorcizzare il timore che la signora di nero vestita e armata di falce arrivi inattesa, ma perché la morte è parte integrante della nostra esistenza.Nowhere Special si sofferma su chi resta, o meglio su chi ancora assapora le gioie della vita, seppur caratterizzata dalla solitudine, dalla scarsità di mezzi economici o da una malattia che non fa sconti. Pensandoci bene , non c’è niente che celebri la vita più di un bambino piccolo, ed è per questo che il film è un inno alla vita, al tempo che rimane e di cui bisogna approfittare.

Nowhere Special ruota intorno a una storia che lo espone continuamente al rischio di trasformarsi in un film strappalacrime. Uberto Pasolini sceglie una chiave minimalista, giocata sul basso continuo di un silenzioso riserbo, attraverso brevi sequenze esemplari, che senza essere reticenti puntano a dire solo ciò che è strettamente essenziale, trattando le questioni urgenti che sono al cuore della vicenda, ma quasi tangenzialmente, evitando scene madri e senza sottoporre mai lo spettatore al ricatto emotivo.

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