Di Anastasya Anastasi. Il calcio è un mondo prettamente maschile e vedere un arbitro donna genera ancora stupore in molti ed anche indignazione. Un naturale senso di normalità è ciò che dovrebbe prevalere ma purtroppo è ancora cosa rara.

Negli ultimi anni le donne arbitro stanno aumentando, anche in Italia che è un territorio prevalentemente devoto a privilegiare gli uomini. Sono donne che sono riuscite a conquistare il valore genderless del lavoro, ovvero essere state scelte per la bravura, indipendentemente dal sesso. Un concetto base quello della meritocrazia. Molte persone, stampa compresa, cercano però di scoprire informazioni personali sulla vita privata delle donne arbitro, principalmente per attaccare le loro scelte arbitrali. Tutti alibi per mettere in secondo piano le capacità, la professionalità e la bravura che le caratterizzano. Attributi che si basano sull’etica, la serietà, la dedizione che sempre più donne dimostrano di aver maturato per raggiungere i traguardi che finora solo gli uomini hanno conquistato con più facilità.

È compito fondamentale, dei vertici più alti: FIFA, UEFA, FIGC di sensibilizzare le persone e dare l’opportunità alla donna di essere calata nel contesto calcistico maschile al 100%, dandole un ruolo centrale, decisivo, imprescindibile, cioè la direzione della partita di calcio. E quando tutti noi cominceremo ad accogliere queste notizie con la spontaneità e la normalità che meritano, le cose potranno finalmente cambiare e la figura della donna nel calcio potrà finalmente cristallizzarsi. Finché il senso di stupore e sorpresa prevarrà, la strada verso la normalità sarà sempre lunga, e rischia anche di diventare infinita.

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