Di Giorgia Rinaldi. Siamo giovani: e non che essere giovani sia un alibi che  consenta di sbagliare, tutto il contrario, essere giovani è una grande responsabilità. Hanno definito i giovani  in tanti modi; la “generazione zeta”, “la parte di un futuro indefinito”, “la generazione del quotidiano”, “degli sprecati” e addirittura “i piccoli delinquenti che crescono”. Ma i giovani, chi sono realmente? Forse sono i primi a non sapere come identificarsi,  a non sapere in che direzione andare. È questo fattore, purtroppo, a determinare noi giovani. È questo tra gli altri che determina sempre più fenomeni come quello della criminalità minorile. Sono sempre più frequenti gli episodi di violenza che vedono come protagonisti le cosiddette “baby gang”, bande giovanili, in cui minorenni aggrediscono altri minorenni, ragazzi di non appena 14 anni che compiono violenze nei confronti dei più fragili, atti di delinquenza e di vandalismo. Numerosi sono gli episodi nelle periferie delle città italiane, in particolare gli ultimi avvenimenti sono accaduti con frequenza nelle città di Bologna e di Milano. Danni alle auto, specchietti rotti a calci o gomme tagliate, distruzione di negozi, fino a tenere in ostaggio interi quartieri. I residenti sono spaventati, in particolare gli anziani che costituiscono le principali vittime delle baby gang. Nel terrore, si cerca di analizzare questo vero e proprio fenomeno sociale e ci si interroga di quali possano essere le possibili cause. Numerosi sono gli studi che hanno analizzato i dati statistici e le dinamiche dei reati; un’indagine del quotidiano La  Repubblica rivela quanto sia alta l’intenzione dei giovani di emulare i crimini commessi dagli adulti, per arrivare al desiderio di andare contro le regole. Principale causa è stata individuata nel nucleo familiare e notevoli sono i fattori che possano portare noi giovani ad un’escalation di rabbia e violenza: le difficoltà economiche che limitano i ragazzi e talvolta li isolano o li emarginano, situazioni problematiche ed eventi traumatici come divorzi, lutti o abusi, la disattenzione dei genitori o un controllo troppo asfissiante che comporta reazioni di ribellioni da parte degli adolescenti. Tra le cause vi è anche un forte disagio giovanile all’interno della società contro l’ambiente che ci circonda. Gli ultimi anni  non sono stati facili, lo sottolineano gli esperti riuniti per il XXIII congresso nazionale virtuale della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf): la pandemia Covid ha causato un allarmante aumento della percentuale di giovani che manifestano i segni di un disagio mentale che si riflette nella società. Molti studiosi, come Umberto Galimberti, affermano che i giovani non stiano bene per una ragione culturale a causa di un futuro , non è in visione e non promette niente.  Sotto accusa un sistema scolastico che lavora solo su un’intelligenza logico-matematica senza tenere in considerazione un’intelligenza fisica, musicale, artistica o psicologica. Ragazzi circondati da impegni, sogni ed eterne promesse che però sembrano non attuarsi mai. Ragazzi a cui manca il desiderio perché abbiamo tutto tra le mani ma non riusciamo ad afferrarlo. Ragazzi d’un presente che corre troppo veloce e di cui non riusciamo ad avere un impatto, uomini e donne d’un domani che spaventa perché non è limpido e tantomeno chiaro; è cupo, offuscato e spesso senza luce e attese. Tuttavia i giovani sono anche tante ambizioni, tanti progetti, voglia di fare e di farsi ascoltare.E’ fondamentale capire  in che direzione  andare.