Di Giulia Mezzanotte. Nel 2022, essere donna è ancora difficile.

Che sia nella vita privata, nell’ambiente lavorativo, in coppia o nelle mura domestiche, noi donne siamo continuamente costrette a confrontarci con una serie di pressioni e oppressioni, che ci spingono a sopportare stili di vita apparentemente normali. Basterebbe fermarsi ad analizzare per un attimo queste modalità per capire che, invece, certe condizioni sono inconcepibili ed hanno un urgente bisogno di cambiamento.

Se pur ad un buon punto rispetto a generazioni passate, la lotta per la conquista a migliori condizioni di vita, per le donne, risulta ancora vittima di radicate modalità patriarcali, che hanno da sempre inquadrato la donna “solo” come moglie e madre. Conseguenza è stata che, non solo venissero sottovalutati l’impegno educativo e di enorme dedizione che una famiglia comporta, ma anche che le donne venissero sminuite e limitate in altri ambiti lavorativi e di interessi esterni.

Nell’ultimo anno, su quattro posti di lavoro persi, tre sono di donne. È evidente un divario di genere su questo aspetto che, troppo spesso ed ingiustamente, viene giustificato con motivazioni inaccettabili. Esempio perfetto è una gravidanza, diritto assoluto per una donna che, però, fa presto a diventare un enorme ostacolo nel mantenere la posizione lavorativa per quest’ultima.

Se, per alcune, gli ostacoli per condurre una vita serena si limitano a rimanere fuori dalle mura domestiche, per altre non è finita qui. Il fatto stesso che non ci stupiamo più a sentire, praticamente ogni giorno al tg, di nuovi episodi di violenza in casa, dovrebbe farci capire che questo è un fatto che va avanti da troppo tempo e, soprattutto, con troppa cadenza. Nella gran parte dei paesi, ben sette donne su dieci riferiscono di aver subito violenze dal partner. Sono dati agghiaccianti come questo che fanno comprendere quanto là fuori sia pieno di donne che hanno bisogno di aiuto. Aiuto che si genera tramite il fornire consapevolezza e il denunciare che questo mondo non può andare avanti, contenendo una dose così grande di fallocrati abusi.

È arrivato il momento di rendersi conto davvero che, anche se non vengono vissute in prima persona, situazioni spregevoli, subite da donne che vivono soffocate da oppressioni di ogni genere, esistono e vanno combattute.

È inutile ed ipocrita continuare, una volta all’anno, a celebrare le donne quando, nell’esatto momento in cui una di queste sta odorando una mimosa che le è stata regalata, un’altra sta essendo l’ennesima vittima di un’ingiustizia crudele e infondata.