Di Alessandro Gibertini. Il pubblico è da sempre l’anima di una squadra di calcio. Cantare per i propri colori, sventolare le bandiere nel nome di una fede, ma anche commentare una foto, un video online. La partecipazione significa molto. Un fattore primario lasciato in disparte, abbandonato a sé stesso da parte della società sportiva laziale nell’ultimo anno.

Eppure le premesse erano buone. Ad inizio stagione, i biancocelesti sono riusciti a stipulare un accordo triennale con una delle piattaforme cripto più grandi del mondo: Binance. Oltre che comprendere un guadagno ciclico non da poco, permette ai supporters di investire nei cosiddetti “Fan Token”. Una moneta virtuale utile a fini partecipativi. Scegliere i colori dello sponsor sulle maglie, ricevere un videomessaggio da parte di un giocatore specifico…elementi di background che, però, fanno piacere ai tifosi. Ma tutte le operazioni di marketing si arrestano qui.

La mancanza di account ufficiali dell’azienda su determinati social non fa che sminuire la coscienza internazionale del proprio team (TikTok, per esempio). Così come le comunicazioni sul sito riconosciuto, date in italiano, quando il calcio è patrimonio mondiale e la lingua universale è l’inglese. Un insieme di piccole cose che ricoprono un pezzo di realtà e verità.

Ma l’amaro in bocca resta per il flusso di persone allo stadio, decisamente sottotono. Il mezzo di comunicazione più ad impatto, dove le emozioni prendono il sopravvento, eppure trascurato. È attualissima la protesta degli ultras della Lazio per il prezzo elevato dei biglietti in vista del Milan. “Allo stadio vacci da solo”, così cita il loro comunicato, riferito ad una presidenza che preferisce guadagnare piuttosto che avvicinare la propria gente al campo di gioco, consapevole dell’esodo rossonero per gli obiettivi per cui sono in corsa. Un semplice fattore di soldi. Non altro. “La Curva Nord non entrerà, supporterà dall’esterno”. La risposta del Patron Lotito non si è fatta attendere, sottolineando come un comportamento del genere danneggia solamente i giocatori e non lui in persona. Parole che suonano vili. Poi il paragone con l’altra sponda del Tevere vien da sé. Una società, quella giallorossa, che fin da subito ha lanciato una montagna di iniziative per portare i tifosi all’Olimpico, facendo leva sull’entusiasmo generale. Non a caso, sempre sold-out. Quando, invece, ai piani alti laziali si è optato per non riaprire neanche la campagna abbonamenti.

Comunicazione e partecipazione sono due pilastri delle società calcistiche moderne. È ora che si faccia mente locale e si analizzi ciò che è meglio per la squadra, non per sé stessi.

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