Di Giacomo De Santis. Xenoverso= tutto ciò che non è universo, non lo è ancora o non lo è più.

Questa è la parola chiave, nonché titolo dell’album, dell’ultima fatica di Tarek, in arte Rancore, rapper e cantautore romano che fa della poetica e del liricismo il suo punto di forza.

Il disco è un viaggio nell’iperspazio dello stesso cantante e non solo, che vive avventure e disavventure di ogni genere, raccontandole nei minimi dettagli.

Dalla prima traccia la differenza con i dischi precedenti è palpabile e il cantante del tufello dà sfogo a tutta la sua fantasia. Il disco è diviso in cinque atti che fanno viaggiare l’ascoltatore all’interno di diverse dimensioni, sentendo sulla propria pelle tutto ciò che il crononauta vive e racconta nelle canzoni.

Malinconia, paura, viaggi, lettere di altre ere, denuncia sociale, soprattutto nel feat con Nayt in “Guardie&Ladri”, ma anche spensieratezza e libertà, nel secondo e ultimo feat del disco con Margherita Vicario in “Equatore” e in “questa cosa che io ho scritto mi piace”, uno dei temi che poche volte abbiamo ritrovato in uno dei lavori del rapper romano.

Tutto ciò che si può esprimere attraverso una canzone qui viene messo in atto, e i punti forti del disco si basano proprio sulla diversità dei caratteri espressi all’interno, che lasciano l’ascoltatore sbalordito e incuriosito dopo la fine di ogni traccia.

Insomma, questo lp è un piccolo capolavoro “undergound” moderno e ha tutte le carte in regola per essere finalmente la spinta giusta dopo uno strepitoso Sanremo 2020 per mostrare all’Italia intera che il paroliere di “Segui Me” è posizionato sulla mappa.