Di Mirko Vinci. Tutto fumo, niente arrosto. Le serie televisive sono quell’amico silenzioso che è lì sempre pronto a supportarti quando si è a casa da soli e non si ha la minima idea di come passare il proprio tempo libero: le scegli, ti leghi ai personaggi, ti appassioni, piangi, sorridi, ti arrabbi. Spesso molte persone ci trovano addirittura dei modelli di riferimento su cui basare la propria personalità, imitandone atteggiamenti, battute, attitudini. Un vero e proprio impatto culturale. Ci sono sempre state serie televisive di serie A e serie televisive di serie B: dalla scelta delle riprese, agli attori e al budget disponibile; ma l’avvento di Netflix e delle diverse piattaforme streaming ha cambiato le carte in tavola. Un set di puntate che variava dalle venti alle ventidue puntate per stagione, numerose trame che andavano avanti per anni tenendo gli spettatori incollati allo schermo ed il bisogno di rinnovare il prodotto per farlo sentire ancora appetibile era il cocktail perfetto che permetteva alla serie di proliferare addirittura per decenni. Oggi tutto ciò è andato a perdersi, giorno dopo giorno, prodotto dopo prodotto, per una ricerca disperata del successo a cui non è più importato di curare la sua qualità. Il binomio qualità successo è sfumato dietro ad un tentativo di accaparrarsi il più grande numero di consensi possibili: prendiamo Elite, il nuovo fenomeno giovanile che riesce a far parlare di sè ogni anno. La domanda da porsi è se Elite faccia parlare per la sua capacità di caratterizzazione dei personaggi, per le trama intrigate e ben sviluppate. La risposta è un secco e acerbo no: dopo una prima stagione perfetta sotto tutti i punti di vista, “Elite” si è limitata ad ingaggiare attori che erano soltanto l’escamotage lontano del vecchio personaggio che abbandonava la barca e di cui lo spettatore non poteva fare altrimenti. Ognuno perfetto da un punto di vista estetico, con una vita irregolare e lontana dalla realtà di chiunque, tanto da apportare quel senso di imitazione disperata nello spettatore. Feste sfrenate, scene di sesso che rasentano il mero scopo di scandalizzare visto il coinvolgimento dell’attore sexy scelto per quell’unico scopo. Ogni anno “Elite” torna, e finito il ciclo delle otto puntate ti chiedi cosa ti abbia lasciato veramente oltre lo scandalo di uno stile di vita irreale; e aspetti l’anno seguente per porti la medesima domanda. Se ambiguo può essere il contenuto lasciato da questa serie, abbastanza chiaro è il meccanismo che la porta all’adorazione generale da parte del pubblico: spacciare quegli stessi difetti chiari a chiunque come una peculiarità unica del nuovo prodotto moderno, tanto da farti dimenticare tutto il pasticcio che vi è dietro