Di Sara Condrò. La lotta per la parità dei diritti tra uomo e donna è una questione che va avanti da secoli. Il diritto a lavoro è fortunatamente un diritto esteso a tutti indistintamente, eppure le statistiche continuano a mostrarci che esistono molte più donne disoccupate e sottopagate che uomini. Può la maternità essere il motivo di questa disuguaglianza? A quante donne giovani è stato negato il diritto all’occupazione perché ‘rischiano’ di rimanere incinta?
Tantissime donne devono sentirsi mortificate e private dei loro diritti quando trovandosi ad un colloquio di lavoro devono rispondere a: “vuole avere figli in futuro?” Non è assolutamente una domanda pertinente e adatta all’occasione, oltre che invadente della privacy della donna, eppure avviene quasi nel 100% dei casi.
Se pensavamo che potessero essere per lo più gli uomini ad avere certi stupidi pensieri, magari perché non hanno il privilegio di vivere una gioia come la maternità, arriva Elisabetta Franchi a smentirci. Mamma e donna in carriera, con un’azienda di fama mondiale dai fatturati importanti e due figli, la Franchi ha rilasciato un’intervista sul tema di “donne e moda”. L’imprenditrice sostiene di aver assunto donne nella propria azienda ma solo se ‘anta’ o meglio ragazze cresciute, che hanno già compiuto il passo della maternità o che non possono più compierlo, così da non lasciare vuota per due anni la propria postazione. Ad aggravare la sua posizione un’ulteriore affermazione in cui afferma che è la donna a dover “accendere il camino in casa”. Sebbene la stilista bolognese, dopo la bufera social scatenatasi per l’intervista, abbia tentato di difendersi parlando di fraintendimento, io invito tutti quanti a dare un secondo ascolto alle sue parole e valutare se sono parole fraintendibili o se invece, come penso, sono ben chiare. Nella sua azienda le cariche importanti sono coperte da uomini perché possono dedicarsi a pieno al lavoro senza avere altri impegni al di fuori. Una donna che non abbia meno di 40 anni, anche se ha tutte le doti e le qualifiche per essere parte di questa azienda, farebbe meglio a non presentarvisi, perché non verrà assunta. Mi resta solo un sentimento: indignazione.
Un altro dettaglio che mi è inevitabilmente saltato all’occhio è che più volte durante il suo discorso lei si definisce IMPRENDITORE al maschile, escludendo la femminilità anche grammaticalmente. Altro elemento a dir poco sconvolgente? Le risate della giornalista de “Il Foglio” alle affermazioni dell’intervistata, e il silenzio del pubblico, quasi anch’esso sghignazzante nonostante fosse composto in parte anche da donne.
Ciò che dice Elisabetta Franchi ha una risonanza non indifferente, non solo in Italia ma nel mondo. Un’azienda con queste potenzialità potrebbe sfruttare il fatto di avere a capo una donna per promuovere e proporre anche modelli di supporto alla maternità, e mandare un messaggio positivo a tutti quegli imprenditori che invece per principio si rifiutano di avere donne nei loro team. Le donne possono fare qualsiasi cosa, e devono avere pari possibilità che gli uomini. La maternità è un miracolo, e un diritto di ogni donna, scegliere tra famiglia e lavoro non è necessario. Conciliare entrambe le cose non è un’utopia, specialmente al giorno d’oggi con i mezzi tecnologici così avanzati che ti consentono di lavorare anche da casa. Le parole dell’imprenditrice sono state sicuramente inopportune, soprattutto perché pronunciate con così tanta spontaneità e superficialità, e giustificarsi forse non basterà per farsi ‘perdonare’ da tutte quelle donne che sono state scartate dal lavoro dei propri sogni, o magari da un impiego per mantenere la propria famiglia, perché “a rischio maternità”. Il fatto che siano state pronunciate proprio da una donna nonché madre rende il fatto ancor più frustrante per tutte noi.
Non possiamo pretendere che tutti gli uomini capiscano e supportino le donne, ma dobbiamo pretendere che almeno le donne lo facciano tra di loro. Voglio concludere questo pezzo con una frase di Oscar Wild: “Date alle donne occasioni adeguate, ed esse saranno capaci di tutto.”.