Di Melissa De Benedetto. L’eccezione alla legge sulle adozioni sta nella storia di Alba e Luca; lei una bambina down che venne adottata da Luca un uomo single e omosessuale. La loro è una storia d’amore, basta guardare i loro abbracci. Le sue parole “Sono stato fortunato e non dite, per favore, che sono un eroe, ho adottato Alba perché volevo non per fare un’opera di bene, ma per creare una famiglia; tutto è bellissimo, tutto è complicatissimo”.
Lei è bionda, lui ha la barba nera, per tutta la vita si è occupato di disabilità, per bimbi con gravi malformazioni che i genitori lasciano in ospedale. Alba la storia di una ragazzina speciale.
Alba è figlia di un parto anonimo; sono tanti i bambini con problemi che cercano una famiglia, è una lista speciale che non si accorcia mai, per questo Luca ha fondato “La casa di Matteo”, dove accogliere e sostenere piccoli anche con patologie gravissime. Ogni piccolo passo in avanti di Alba è una conquista di fatica e tenacia.
Luca ha scritto anche un libro sull’adozione di Alba per mostrare la disabilità da un altro punto di vista, della vita di tutti i giorni, della felicità che può esserci in una condizione diversa. Il rifiuto della disabilità nasce dall’ignoranza, nel senso di ignorare, non sapere. Chi ha rifiutato Alba forse non poteva immaginare quanto Alba fosse preziosa.
Chi ha la sindrome di Down si sente spesso bellissimo. Si vede magnifico allo specchio. Lo sguardo degli altri restituisce invece un’immagine diversa, più concentrata sui difetti che sui pregi. Alba si confronta con gli occhi dei suoi amici di cui anche lei vede le imperfezioni. In questo gioco di specchi tutti si misurano con la realtà.
Alba sa di essere una persona down solo in parte, per ora; è importante che ne abbia coscienza e orgoglio, perché stupenda e preziosa.
Alba ha un ritardo motorio e un ritardo cognitivo, ha iniziato a camminare a tre anni.
L’adozione uno dei gesti d’amore più belli; molti dicono “non adotterei mai un bambino perché non è mio, non l’ho fatto io”; ma cosa vuol dire questo? Un figlio non è tuo solo perché ti assomiglia, un figlio è tuo dal momento in cui decidi di prendertene cura, di amarlo con tutto te stesso, non lasciandolo mai solo. L’amore che si prova nell’avere un figlio fatto da te e uno adottato è differente, sono differenti le sensazioni, il bene che si prova, ma sempre sensazioni bellissime. Molte volte mi sono posta la domanda e se mi nascesse un figlio down cosa fare? Lo terrei o no? Io non lo so, certe cose solo nel momento in cui ti ci trovi puoi dare una risposta. Forse lo terrei; ma quando crescerà e i suoi genitori non ci saranno più per aiutarlo e sostenerlo cosa farà, chi l’aiuterà?
A volte si dice che si vuole bene più a un figlio che non è il tuo che a uno tuo. L’adozione è una cosa bellissima e non un gesto di carità come dice Luca, uno adotta perché lo vuole, perché se la sente, lo desidera, ne ha il bisogno. Perché fare un figlio solo per dire che ha il mio stesso colore di capelli o i miei stessi occhi quando nel mondo ci sono troppi bambini senza una casa alla ricerca di una famiglia che li accolga e le voglia bene?