Di Martina Cagnucci. Fu il 14 Aprile 2022 l’inizio di una guerra che nessuno si sarebbe mai aspettato: una guerra che inizialmente era definita semplicemente come ‘’un’operazione speciale’’ da parte di Vladimir Putin per smilitarizzare l’Ucraina, ma che poi in realtà si rivelò essere tutt’altro.
Era la mattina del 24 Febbraio, quando il presidente russo annunciò di voler iniziare questa operazione, infatti proprio quella mattina, i titoli sui giornali erano completamente rivolti a ciò che stava per accadere. Nei titoli si leggeva ‘’invasione russa in Ucraina’’ o ‘’invasione da parte del presidente russo che durerà solo qualche giorno’’ mentre la parola ‘’guerra’’ ancora non era stata mai utilizzata. È dal pomeriggio di quel 24 Febbraio che vengono mandate in onda immagini e video con allegato il titolo di guerra. Immagini che iniziano a circolare ovunque: su siti web, su social media e su giornali.
Mai prima d’ora, sul web avevano circolato foto di guerra, di una guerra che era ingiusta contro il popolo Ucraino. Proprio da qui iniziano una delle sconfitte di Vladimir Putin: quella di aver sottovalutato l’importanza e l’imponenza della comunicazione, delle immagini e dei social, che oggi nel 2022 sono fonte primaria di comunicazione per gli adulti ma soprattutto per i giovani.
Vengono mandate in onda, così, immagini forti, di donne con il volto ricoperto di sangue, di bambini che cercano di scappare e di corridoi umanitari in cerca di una via di scampo; immagini che di certo non passano inosservate davanti uno schermo. Dopo l’invasione delle truppe russe, infatti, le piattaforme social, da Facebook a Twitter e da Instagram a TikTok, sono diventate veri e propri media attraverso i quali diffondere informazioni su ciò che stava accadendo in Ucraina. Ma non solo, anche per esprimere le proprie opinioni e scambiarsi idee tra utenti. All’interno di questo scenario, proprio la Generazione Z si è dimostrata una delle fasce d’età più coinvolte, avviando vere e proprie conversazioni digitali. Attraverso i social media, le giovani generazioni hanno iniziato a confrontarsi così sulla loro prima guerra vissuta più o meno direttamente, scambiandosi opinioni ed informazioni. Proprio come accaduto durante questi anni di pandemia. Una guerra, dunque, che viene raccontata direttamente sui social media, che diventano luoghi di confronto dove esprimere solidarietà attraverso immagini e video condivisi direttamente da utenti e personaggi famosi.
Il presidente Ucraino Zelensky è proprio il primo a utilizzare i social come metodo di comunicazione, così i suoi canali hanno assunto una crescita costante: su Instagram conta 15 milioni di follower, Facebook oltre 2 milioni e Twitter 5 milioni. Il presidente diventa il primo della storia a condurre una guerra da un profilo social, trasformando la tragedia ucraina in un fenomeno sociale e raccogliendo apprezzamenti e follower tra la comunità internazionale. Così dal suo account Twitter il presidente Zelensky riporta i rapporti che intercorrono con altri leader e paesi: telefonate, messaggi di solidarietà, invio di armamenti, adozione di sanzioni contro la Russia. Creando quindi una rivoluzione nell’ambito delle relazioni internazionali da sempre nascoste dietro la fitta nebbia della diplomazia. I tweet scorrono a decine, sono in ucraino quando vogliono aggiornare il suo popolo, in inglese quando si rivolge al resto del mondo per ringraziare o chiedere supporto e seguono in tempo reale l’interlocuzione con i leader amici, anticipando spesso l’ufficialità della controparte.
Quella di Zelensky non è solo una rivoluzione dei content in tempo di guerra, ma è anche una rivoluzione d’immagine. Infatti, il leader ucraino indossa sempre una t-shirt verde militare dall’eco zuckerbegheriano, pantaloni con tasconi e scarponi tattici. La volontà è quella di creare una rottura d’immagine nel confronto con l’establishment russo, improntato e ben vestito. Da qui si nota una frattura netta tra gli stili comunicativi dei due leader. Zelensky, quindi un leader in difesa che ricerca sostegno tramite un canale diretto con il mondo presente e con il suo pubblico. Cerca di suscitare emozioni e di far capire al mondo ciò che realmente sta accadendo nel suo paese.
Al contrario, quella di Vladimir Putin è una comunicazione marziale, votata a creare distanza e divisione. È un leader in guerra che vuole trasmettere sicurezza, timore, forza. Ricalca un assetto strategico e l’idealtipo di un imperatore che si muove all’interno di una gloria imperiale e millenaria. Dunque Putin, rispetto al presidente ucraino decide di intraprendere un tipo di comunicazione totalmente diversa. Decide di non utilizzare i social per rappresentare il suo paese, bensì preferisce una semplice intervista. Punta a un tipo di comunicazione meno diretta, trasmettendo distacco e fredda determinazione, rispetto a Zelensky che invece decide di apparire per ciò che è senza alcun freno. Putin è l’esempio perfetto di quello che chiameremmo un “boomer”, ovvero un attempato appartenente a una generazione non avvezza all’utilizzo della tecnologia.