Di Martina Migliaro.  

“Ma dai, che dolce che è stato tuo marito a rimanere a casa coi bambini!”. “Carino lui che guarda i piccoli mentre tu ti riposi un po’”. O ancora “ma come, se ne è occupato lui? Hai un compagno d’oro!”. Quante volte – troppe – si sentono affermazioni del genere pronunciate con leggerezza, come se l’uomo andasse premiato per un’eccezionale quanto occasionale dimostrazione d’amore ed empatia nei confronti della compagna. Ed è così perché esiste ancora la visione per la quale la donna è stata concepita per essere madre, per accudire i figli, mentre l’uomo si occupa di portare a casa il pane. Un pensiero, questo, tanto dilagante da destare preoccupazione, perché sottintende che soltanto l’uomo è stanco dopo una giornata di lavoro, e ha bisogno di riposare. Ma spesso anche  la donna ha lavorato, sia fuori che in casa, occupandosi delle faccende domestiche e prendendosi cura dei figli, e tende a trascurare se stessa e il bisogno di tempo per rigenerarsi e recuperare le energie. Purtroppo in molti casi è proprio la donna che decide  di rinunciare al proprio lavoro perché non tutelata dallo Stato, soprattutto nelle piccole aziende e nel settore privato, in cui  spesso vengono ignorate le norme che regolano i congedi di maternità. Messa alle strette da condizioni di lavoro che inevitabilmente si fanno sfavorevoli (anche dal punto di vista economico), la donna sceglie di sacrificare il proprio impiego per il benessere della famiglia e della coppia. E il cambiamento sembra ancora molto lontano. C’è poco da stupirsi, infatti, se di recente è stata proprio una donna a fare una dichiarazione alquanto discutibile. “Se dovevano sposarsi si sono sposate, se dovevano fare figli li hanno fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello”, ha detto Elisabetta Franchi, nota stilista, in una dichiarazione rilasciata in merito alla decisione di assumere per alcune posizioni di rilievo soltanto donne che abbiano superato i 40 anni di età perché meno inclini ad avere “distrazioni” di natura sentimentale o genitoriale. Questa affermazione di cattivo gusto è epitome di una tendenza che va arginata. Lo Stato può e deve fare di più per tutelare le donne e madri, che hanno portato e porteranno avanti intere generazioni, e senza le quali non saremmo qui, ora, con lo sguardo fiero e quella luce particolare che solo un amore grande riesce a dare.