Di Federica Nicolosi. Cosa ci rende davvero umani? Tutto ciò che tendiamo a nascondere ogni giorno, che chiudiamo a chiave, buttandola via successivamente.

Marco Mengoni, ci stupisce ancora una volta scrivendo attraverso la musica, ciò che gli riesce meglio, un’inno alla società di oggi: offuscata da tante apparenze e piena di vuoti da colmare.

In un paese dove “diverso” fa rima con “traverso”, Mengoni ci dice “io sono uno qualunque, uno dei tanti uguale a te”.

Diverso da chi? Da che cosa? Siamo tutti uguali ma con caratteristiche differenti, e sono proprio quelle che dobbiamo accogliere, non accantonare, perché ci rendono unici: le cicatrici che hai sul viso raccontano la tua storia, il tuo trucco eccessivo racconta le tue paure e il tuo sorriso ciò che non vuoi far vedere.

“Prendi la mano e rialzati, tu puoi fidarti di me”: saremo sempre titubanti a prendere quella mano, perché la società in cui viviamo ci ha insegnato che fidarsi fa male. Da soli siamo forti, ma non siamo invincibili, nessuno di noi lo è: a volte chiedere aiuto è necessario, dare fiducia a chi si ha davanti non è sintomo di debolezza o inferiorità ma è dimostrare il limite della nostra umanità.

La storia ci insegna che il genere umano è capace di grandi atti e di gesti eroici per l’altro, ma il cantante non sta parlando di guerre o conflitti mondiali, ci sta suggerendo che l’uomo per natura è capace di dare piccole ma importanti attenzioni ad un amico, ad un fratello, ad uno sconosciuto solo per il piacere di darle e non di riceverle.

E ancora dice “oggi la gente ti giudica per quale immagine hai, vede soltanto le maschere, non sa nemmeno chi sei” ritornando alla concezione pirandelliana che è più attuale di quello che i libri di storia ci dicono. Nel video clip della canzone,  il cantante indossa una maschera come tutti gli altri componenti, la sua maschera però, rimane solo sul set perché Mengoni con le sue parole, ha dimostrato a chi lo ascolta, di non aver paura di esternare le proprie emozioni ma di avere il coraggio di condividere il suo essere umano , lanciando un messaggio di vita.

È difficile pensare ad un mondo diverso da quello in cui viviamo, Marco però, ci crede ancora. Non ha mai smesso di farlo e non dobbiamo farlo neanche noi perché l’umanità ci rende vivi.  Abbiamo un’intera vita davanti che chiede di essere vissuta con le nostre fragilità e le nostre forze, con le nostre gioie e i nostri momenti di sconforto, con un viso truccato e uno struccato, con dei grandi trofei e delle grandi sconfitte, con delle belle gambe e qualche chilo in più, con un sorriso sincero e con l’amaro di una lacrima, perché tutto questo ci rende ciò che siamo: esseri umani.