Di Francesca Altobelli
Finalmente anche in Italia, da qualche mese, si è raggiunta la possibilità di dare ai propri figli il doppio cognome.
Tuttavia questa possibilità c’è da pochissimo tempo, nonostante l’evoluzione culturale e sociale promuova da decenni la parità di uomini e donne all’interno del nucleo familiare.
Anche se la lotta per il riconoscimento del cognome materno però è iniziata già decenni fa. Nel 1980 con la scrittrice e artista Iole Natoli; lei è stata la prima italiana a battersi in tribunale per veder riconosciuto il diritto di attribuire il suo cognome alle figlie.
Nel 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver negato a una coppia di genitori la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre anziché quello del padre, invitando ad intraprendere una serie di riforme legislative per risolvere il problema e allineare l’Italia agli altri paesi europei.
Dopo quest’ultimo avvenimento la Corte Costituzionale ha aperto un dibattito fondamentale sul tema: quello dell’assegnazione automatica del cognome del padre al figlio. La Corte si è domandata quindi se, in una società in cui i genitori hanno lo stesso peso giuridico, questa indicazione abbia ancora senso.
Così gli ultimi giorni di aprile 2022, la Corte ha emesso la decisione di dichiarare illegittima l’attribuzione automatica del cognome del padre e così dal primo giugno 2022 i bambini potranno portare anche il cognome materno. Lo ha stabilito la sentenza della Corte Costituzionale della giudice Emanuela Navarretta , pubblicata in Gazzetta Ufficiale proprio in questa data.
La regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
Questa è stata una battaglia complessa, in un contesto caratterizzato da una forte tradizione nell’ambito della giurisprudenza italiana. La decisione di assegnare il solo cognome del padre era motivata dal fatto che, mentre la maternità è sempre certa, ciò non vale per il papà: l’attribuzione del cognome rappresentava allora il riconoscimento formale della paternità.
Tuttavia questa usanza è un retaggio, ormai superato, del ruolo preminente della figura maschile all’interno della famiglia. Già da molti anni i Paesi europei hanno rinnovato il loro ordinamento per fare posto al cognome della madre: un atto a favore della parità delle donne. Finalmente anche in Italia, si vede uno spiraglio di progresso, un allineamento con gli altri paesi europei che sono più avanti anni luce rispetto a noi. Un piccolo passo verso un futuro più modernizzato, rinnovato. Doppio il cognome, doppio il traguardo per noi DONNE.