Di Victor Pontes.

“Precaria”, “Malavita”, “difficoltà”. Queste sono alcune parole che vengono in mente agli studenti universitari italiani quando viene chiesto loro come pensano la vita in una favela. Se ne parla tanto in tutto il mondo, ma davvero, quanto si sa di quello che succede nelle favelas e quanto è difficile la sua realtà?
Il nome è interamente brasiliano. Originaria della pianta Faveleira, che ricopriva la vegetazione di una collina di Rio de Janeiro del XIX secolo. Le favelas sono protagoniste di una realtà vissuta da milioni di persone in tutto il Brasile. Si tratta di insediamenti urbani informali e irregolari fatti e abitati da persone che vivono in povertà.
Case costituite di blocchi di mattoni, cemento e ferro, in cui è comune vedere l’assenza di condizioni base di salute come servizi igienici, approvvigionamento di acqua potabile, elettricità, regolarizzazione del terreno, tra molti altri problemi. E tutto ciò non è limitato a una piccola parte della società: secondo un censimento del 2022 dell’Istituto brasiliano di geografia (IBGE), 16 milioni di brasiliani abitano stanziati in 11.403 favelas.
Infine dove c’è povertà, c’è criminalità. Senza la presenza dello stato, le favelas in Brasile sono controllate da fazioni. Un notevole esempio è la città di Rio de Janeiro. In un rapporto della sua Polizia Civile nel 2020,sono stati trovate 1.413 favelas controllate da criminali. Il sondaggio mostra anche che la città ha 56.000 criminali liberi che trasportano armi di grande calibro, un numero maggiore di tutto il personale della polizia principale di Rio – 44.000. Il che porta a una guerra civile. Problematica non solo presente nella città in questione, ma in tutto il Brasile, che oggi è il paese dove ci sono città più violente in tutto il mondo.

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