Di Marta Borroni. Si chiama “Sete” l’album del 32enne Luca Ferrazzi, in arte Mezzosangue. Uscito sulla piattaforma spotify il 16 dicembre 2022, già nel titolo porta un riferimento alla concezione di “modernità liquida” del sociologo Zygmunt Bauman. In un mondo in cui “il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza” il cantante, solo in una società consumistica fino alla bulimia, riscopre se stesso, e fa un percorso dentro il suo io. La sua forza sono i testi, le sue parole tagliano le onde. Tema principale delle 14 tracce, infatti, è l’acqua, che però non disseta. Acqua come sostanza sfuggente, che non placa l’arsura se non per un fugace momento. Acqua come sostanza transitoria, mutevole. Acqua come desiderio costante, spasmodico. Acqua e sete. Nelle sue barre analizza la sete in tutte le sue forme: dalla sete di vendetta, nella traccia “Ipercalisse” e di morte in “Diamanti” fino alla sete di verità in “Visioni”, di amore in “Occhi” e di vita in “Dopo l’aurora”. La sua ricerca interiore approda a “Fede”, la 13esima traccia, che ripropone il ritornello di “Sete”, brano di apertura dell’album. La 14esima e ultima traccia, infine, è la più particolare: priva di parole, è composta solo da suoni, apparentemente senza senso. Lo spettrogramma del testo però, riporta una scritta latina la cui traduzione è “Tutta la natura viene rinnovata dal fuoco, lascia che la tua luce risplenda”.

Mezzosangue si rivela, ancora una volta, un artista estremamente complesso. Le sue canzoni sono frutto di una ricerca raffinata: parole e suoni sono scelti con estrema cura e il risultato è un prodotto musicale eccellente.