Di Maria Nocera. Captagon: un patto con l’invincibilità. Non è una novità che i terroristi usufruiscano dell’ausilio di droghe per l’attuazione dei loro piani, basti pensare agli estremisti di Hamas del 7 ottobre, ai responsabili dell’attentato a Parigi nel 2005, e più in generale alla presenza di tracce di anfetamine ritrovata nelle Trincee durante la Prima Guerra Mondiale, sui kamikaze giapponesi del secondo grande conflitto, e tra i membri dell’Isis. La scienza ha spiegato che le anfetamine producono una situazione psicologica particolare negli individui che le assumono che li rendono molto simili ai pazienti maniacali. In particolare in Medio Oriente la moda per le anfetamine sembra dilagare velocemente e il Captagon è il nuovo protagonista della scena. Si tratta di una sostanza che è composta da una serie di agenti eccitanti come la caffeina che risultano in una combinazione letale di diffidenza, resistenza, vigilanza, aggressività, perdita delle capacità di giudizio, delle inibizioni; e la lista potrebbe continuare ancora a lungo. La sensazione di onnipotenza, di invincibilità, di coraggio che ne derivano fanno sì che questi soggetti si rendano capaci di atti terribili che in contesti normali non riuscirebbero a portare a termine. Questo è senza dubbio indice di incapacità nell’affrontare le conseguenze di scelte che loro stessi hanno compiuto nella convinzione delle loro ideologie fondate sulla violenza e l’aggressività. Gli attentatori che tanto vantano coraggio e decisione sono i primi a necessitare quella spinta in più che gli permetta di andare fino in fondo, e questo, fa molto riflettere. Perciò tra le altre numerose conseguenze della produzione e diffusione di tali sostanze nocive, la violenza come risposta è solo l’ennesimo fenomeno che può essere aggiunto alla lista.