Di Maria Nocera. Omegle, l’alleato della pedofilia; si trattava di una piattaforma molto popolare tra i giovani delle ultime generazioni, in cui persone da tutto il mondo potevano ritrovarsi a parlare tramite una chat o una videochat in modo del tutto casuale l’uno con l’altro. Nessuna registrazione, nessuna verifica, nessun nome, e volendo, nessun volto. Uno degli aspetti più popolari era proprio l’anonimato con il quale gli individui dovevano fare i conti. Non sorprende che la piattaforma avesse accumulato un numero ingente di denunce e fosse rimasta coinvolta in numerosi casi di pedofilia, alcuni anche in Italia. La chiusura del sito è stata annunciata dal fondatore in persona, Leif K-Brooks, il trentenne ha infatti affermato che le intenzioni dietro il social fossero innocenti, ma si sa che le intenzioni contano ben poco di fronte allo sviluppo dei fatti veri e propri. Potremmo allora soffermarci su come per i giovani sia tutto un gioco, su come molti content creator abbiano guadagnato portando contenuti sui loro social proprio inerenti alla piattaforma riprendendo interazioni divertenti con gli sconosciuti; potremmo addirittura criticare il concept di un sistema evidentemente disfunzionale che è stato chiuso non per via dei danni che provocava, ma a causa delle spese legali che occorreva sostenere. Tuttavia la verità è che nella nostra cosiddetta epoca digitale, le nuove generazioni credono che un bambino sia in grado di gestire un cellulare, un tablet: portali che permettono l’accesso ad un mondo potenzialmente pericoloso. Gli adulti considerano la tecnologia un espediente educativo, un passatempo che gli permette di staccare la spina e che li assolve dal compito di supervisionare i propri figli. Mettere in mano ad un bambino un dispositivo col quale può fare, guardare, sentire di tutto, dal cartone animato della Disney, al contenuto pornografico di PornHub, significa esporlo al pericolo più grande di tutti: il resto della società. E finché non si capirà che lasciar navigare un bambino in internet senza alcun tipo di controllo equivale a lasciarlo andare in giro da solo vulnerabile e indifeso nel mondo reale, fisico; allora il problema dell’adescamento minorile persisterà e non potrà che intensificarsi col passare degli anni. Perciò no, la vittima non si cerca ciò che si ritrova ad affrontare, ma sicuramente una porzione piuttosto ampia della colpa può essere attribuita a chi è responsabile della sua educazione. E se Omegle si presenta ormai con l’immagine di una tomba, tanto vale scriverci sopra anche tutti i nomi delle vittime che ha mietuto perché la vita del bambino andrà avanti, ma la sua innocenza è morta il giorno in cui ha iniziato a navigare su internet.