Di Lorenzo Bon. Il rumore, ecco cosa ha chiesto la sorella di Giulia Cecchettin: un suono assordante da parte di tutti i ragazzi che oggi, 21 novembre, avrebbero partecipato al “minuto di silenzio”.

Il rumore che si deve sentire, dice la sorella di Giulia, la vittima del femminicidio che sta sconvolgendo l’Italia tutta: un minuto di rumore per far sentire la voce di chi troppo spesso, per paura, rimane in silenzio e non denuncia; per urlare tutto quello che alle 105 vittime di femminicidio di quest’anno è stato negato.

Quello che è avvenuto a Giulia “può accadere a tutte noi”, continua la sorella, chiedendo agli uomini di “chiedere scusa per ogni volta che avete offeso una donna”. L’appello della sorella di Giulia, insomma, non resta silenzioso, ma anzi è così rumoroso e assordante che si insinua nei palazzi del potere e arriva fino a Giorgia Meloni, che proprio questa settimana discuterà con il governo su nuove manovre per la protezione della donna e per aumentare le condanne per chi è artefice di un crimine ignobile come il femminicidio.

I giovani oggi, quindi, in ogni facoltà hanno urlato, come ha urlato la loro coetanea Giulia mentre veniva accoltellata. Ma i giovani non hanno urlato di dolore, bensì per chiedere più sicurezza per le donne e per chiedere che questa sia l’ultima volta che una ragazza viene uccisa o offesa da un uomo, perché la violenza sia verbale che fisica deve essere punita a gran voce.

Non si può e non si deve più rimanere in silenzio davanti a questi fatti; nessuna donna o uomo può più rimanere impassibile

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