Di Federica Nardi. “Era previsto un monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati. Monologo che, invece, non ci sarà”. Così ha esordito in apertura Serena Bortone, la padrona di casa di «Chesarà…», cercando di mettere un punto ad una giornata caratterizzata da non poche polemiche e che ha infiammato l’intera agenda politica. Qualcosa non va da tempo ed è ormai sotto gli occhi di tutti. Antonio Scurati, conosciuto al grande pubblico come giornalista e scrittore di grande successo con oltre mezzo milione di copie vendute per il suo “M. Il figlio del secolo”, si è ritrovato al centro del mirino delle politiche Rai per il discorso sul 25 aprile che avrebbe dovuto leggere durante la trasmissione serale di Serena Bortone in onda sul terzo canale. Se l’intento era quello di non dare spazio alla voce di uno scomodo Scurati, l’effetto boomerang di questa scelta dimostra invece quanto il bavaglio e la censura, – come ci insegna anche la storia – non riescano mai a fermare le idee. “Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. […] Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Sono queste le parole di Scurati che stanno facendo il giro del web: il riferimento all’attuale governo è chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti tanto che nel corso della giornata di ieri chi si è sentito o è stato chiamato in causa ha prontamente risposto. Il primo è stato l’ad Rai Roberto Sergio che, affermando la sua estraneità ai fatti, ha sottolineato di non essere stato messo al corrente “di quanto accaduto o stava accadendo” e di averlo appreso solo dal post della stessa conduttrice. Bortone, infatti, nel corso della mattinata di sabato, ha scelto di rendere pubblica tramite i suoi profili social la decisione di viale Mazzini sull’annullamento dell’ospitata di Scurati scrivendo, inoltre, di non essere riuscita ad ottenere nessuna spiegazione plausibile. La scossa ha poi raggiunto anche Palazzo Chigi: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sempre con un post, ha risposto alle dichiarazioni della giornalista facendo leva sul cachet stellare richiesto da Scurati per tenere il monologo e sulla conseguente decisione Rai di averlo annullato esclusivamente per una questione di soldi, fatto, questo, smentito dallo stesso scrittore che ha consegnato il proprio intervento oltre che a Bortone anche a Gramellini, il quale ha scelto di leggerlo con Vecchioni nel suo «In altre Parole» in onda su La7. E ancora, risuona a gran voce il comunicato del sindacato dei giornalisti del servizio pubblico arrivato nel corso della giornata di domenica in cui si denuncia “l’asfissiante controllo dei vertici della Rai sull’informazione del servizio pubblico”. C’è da dire che, nonostante la vicenda sia ancora lontana dall’essere conclusa, il caso Scurati non può che richiamare alla coscienza e alla memoria di ognuno di noi le preziose parole della nostra Costituzione, che risuona come unico monito nei tempi più bui. L’Articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

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