Di Daniele Di Loreto. Igor Tudor si è preso all’improvviso la Lazio di Maurizio Sarri ed ha cominciato a farla sua. Non so se Tudor sia l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto, ma la storia di Maurizio Sarri era finita, lo hanno detto i risultati, le sensazioni, le emozioni. Da quando è arrivato l’allenatore croato ha creduto di poter salvare la stagione e lo ha fatto tentando di imporre le sue idee. Ha affrontato un inizio difficile giocando in sette giorni due volte con la Juventus e una volta contro la Roma. Ha perso due di queste tre partite eppure la sua Lazio è sembrata diversa, tatticamente ma soprattutto come personalità, come identità e come volontà.  Sul piano tattico è tornato alla vecchia difesa a tre ed ha cambiato il punto di riferimento nel gioco, non più lo spazio ma l’uomo con la conseguenza di essere più aggressiva  nei duelli individuali e nella riconquista del pallone. Le due sconfitte sanguinose (con la Roma perché è il derby e con la Juventus perché ha compromesso la qualificazione alla finale di Coppa Italia) non hanno incrinato le sue convinzioni, forse con arroganza, probabilmente  con consapevolezza delle sue idee di calcio. Sono seguite tre vittorie, l’ultima nella gara di ritorno con la Juventus ed è proprio quest’ultima, anche se non è servita per ottenere la qualificazione, nella sua amarezza ha saputo essere dolce. Nonostante l’eliminazione la  Lazio ha ricevuto gli applausi dalla sua gente, che ha visto e sentito una nuova mentalità, una nuova voglia e una nuova anima. Igor Tudor sintetizza bene nel post-partita il momento: ”C’è tanta amarezza ma siamo sulla strada giusta”. Il tempo dirà se veramente Igor Tudor è l’uomo giusto. Oggi le prime sensazioni sembrano dire di si.

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