Di Edoardo Cafaro. Il 2 Dicembre è la Giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù: 75 anni fa le Nazioni Unite concordavano l’associazione di questo tema a questa data specifica, con l’intenzione di voler abbattere ogni tipo di traffico di persone e di sfruttamento della prostituzione. Passato quasi un secolo da quel momento, però, il concetto di schiavitù non sembra superato, ma anzi, si incunea in maniera più o meno nascosta nella nostra stretta attualità. A conferma di ciò, lo scorso luglio una ricerca da parte di “Save The Children” ha messo sotto la luce del sole la presenza di circa 50 milioni di persone che sono tutt’ora vittime di schiavitù di vario tipo. La nota associazione parla nello specifico di “piccoli schiavi invisibili”, che sono incastrati nelle questioni relative ai lavori forzati, ai matrimoni combinati, allo sfruttamento sessuale e lavorativo e infine alle attività illecite. Questi numeri portano inevitabilmente un senso di stupore, di incredulità per certi versi, ma sviscerando nelle più insite pieghe di questi aspetti, si può notare che il termine “schiavitù” nel 2024 sia ancora presente, ma mutevole, poiché assume contorni differenti traslati nella società moderna. Ad aggravare ancora di più l’orrido dato sullo sfruttamento, c’è un ulteriore postilla che sottolinea la presenza di circa 12 milioni di minorenni sul totale stimato. Alcune di queste venature interne riguardano specifiche zone della Terra, come ad esempio il tema del matrimonio combinato: quest’ultimo dilaga ancora e lo fa con impeto in Asia Orientale, in Africa ed infine, in percentuale ben inferiore, in Europa e in America Centrale. Nello specifico, il matrimonio combinato rappresenta la completa svalutazione della donna, la quale è legata e costretta a dover sottostare alle direttive dei propri genitori, i quali la obbligano a sposarsi con un uomo, senza che le dirette interessate lo abbiano avallato. Oltre a questo, “Save The Children” conta circa 3,3 milioni di minorenni sfruttati nei lavori forzati o, ancora peggio, nello sfruttamento sessuale: quest’ultima condizione, nello specifico, non può e non deve essere presente ancora oggi, dato che, grazie alla tecnologia, si sarebbe in grado di rintracciare chiunque commettesse queste ignobili azioni. In conclusione, si può tristemente affermare che il fenomeno della schiavitù sia tutt’altro che superato, ma piuttosto sia presente e vivo in diversi settori. La speranza è che si possa intervenire fortemente sul tema giorno dopo giorno, cercando con ogni forza di estirpare l’aberrante fenomeno, non solo il 2 Dicembre.