Di Alessia Croce. Il legame che ho con il mio cavallo è qualcosa di unico, che va al di là di ogni parola. Non si tratta solo di una relazione di cavalcare o di curare un animale: c’è un’intesa profonda, una connessione che nasce dal cuore e si nutre di piccoli gesti quotidiani.
Ogni giorno, quando lo incontro, non è solo un animale che vedo davanti a me, ma un compagno che mi capisce. Non c’è bisogno di parlarsi, perché il nostro rapporto è fatto di sguardi, di silenzi che dicono più di mille frasi. Ogni suo movimento, ogni suo respiro, riesco a sentirli e a comprenderli, come se fossimo una sola cosa.
Non è solo durante gli allenamenti o nella gare che questa empatia si fa sentire. Anche nei momenti di calma, quando restiamo insieme senza far nulla, c’è una comunicazione che scorre tra noi, fatta di piccole attenzioni, di un fiato che si incrocia, di un passo che accompagna l’altro.
Il cavallo, con la sua eleganza e forza, mi insegna ogni giorno a leggere i suoi segnali, a comprendere il suo stato d’animo. Lui è capace di farmi sentire al sicuro anche nei momenti di incertezza, come quando affrontiamo insieme una nuova sfida o un ostacolo. In quei momenti, capisco che non siamo solo cavaliere e cavallo, ma un team che si sostiene senza bisogno di parole.
È un rapporto che si basa sulla fiducia, sulla pazienza e sul rispetto reciproco. Io do a lui il mio cuore, e lui mi restituisce lo stesso, con la sua presenza silenziosa ma forte. Non c’è nulla di più puro e semplice di questo legame: io e il mio cavallo, uniti da una empatia che non ha bisogno di spiegazioni