Di Emanuele Montuori

30 novembre 2018, su Netflix viene pubblicata interamente la serie tv “Baby”. Girata nella facoltà di ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata, Baby è la storia ispirata allo scandalo delle baby-squillo dei Parioli, a Roma.

Chiara e Ludovica sono le due protagoniste della serie, due ragazze adolescenti dei Parioli che frequentano il liceo privato Collodi. Entrambe, come tutti gli studenti del Collodi, vengono da famiglie benestanti della “Roma bene”. Quella che potrebbe sembrare una trashata all’italiana, in realtà non è altro che un romanzo di formazione in linea con i nostri tempi: non a caso è ispirato da uno scandalo realmente accaduto.

“Viviamo in un acquario. Ma sogniamo il mare. Per questo dobbiamo avere una vita segreta.” E’ cosi che la voce narrate della serie ci introduce a Baby e a uno dei quartieri più in di Roma come i Parioli facendone un mondo emblematico di gabbie dorate e di luoghi elitari con grandi speranze e troppe regole. Quella trattata in Baby non è la storia di come queste due ragazze siano cadute nel giro della prostituzione, ma di quello che c’è prima. Vivere in un acquario ti fa venir voglia di saltar fuori, vivere sui binari ti fa venir voglia di deragliare. I genitori non sono modelli affidabili da prendere come esempio e allora, che si fa? Si cerca al di fuori della famiglia, al di fuori della scuola, al di fuori di quello che è il quotidiano. Ecco qui che trasgredire diventa avere una relazione segreta, diventa fare uso di droga e spacciare e andare a letto con persone adulte per sentirsi grandi e forti.

Adescamento, promesse, lusinghe, regali. E’ cosi che il pappone si avvicina alle due ragazze. Lui,  proprietario di una discoteca, è un conoscente di Ludovica la pecora nera della storia, la voce fuori dal coro e la ragazza che forse si distingue di più tra la massa di studenti fatti con lo stampino. Ludovica è la cooprotagonista della storia insieme Chiara, l’opposto di lei. Le due ragazze diventano amiche dopo una serie di vicissitudini che le vedono partecipi, fino al punto in cui una sera decidono di andare ad una festa a casa di una loro compagna. Ad un tratto sì accende il maxi-schermo, parte un video: ci sono Ludovica e il suo ex ragazzo mentre hanno un rapporto sessuale. Lui riprende lei. Lui viene trattato da “eroe” lei da prostituta. Risate, prese in giro e offese: Ludovica scappa dalla festa e Chiara per non sentirsi complice di quell’infamia la raggiunge. Le due si ritrovano e su suggerimento di Ludovica, vanno in questa discoteca super esclusiva frequentata però, solo da adulti.

Il viscidume del proprietario si capisce già dalla prima inquadratura: ghigno malefico e sguardo di chi vorrebbe fare chissà cosa alle due ragazze. Le due hanno saltato la fila entrando per prime, non perché siano “amiche sue”, ma bensì perché il locale possa attirare altri mezzi uomini che hanno voglia di andare con delle ragazze minorenni per sentirsi forti e virili, quando in realtà sono l’opposto.

Da questo momento in poi si entra in tunnel dal quale non si riesce a vedere nemmeno uno spiraglio di luce: tra abusi, violenze, ricatti e insicurezze. L’agitazione e la sensazione dell’essere in balia di qualcosa di più grande sono la chiave di questa serie che rispecchia totalmente quella che purtroppo è la realtà in cui viviamo giorno dopo giorno e sempre giorno dopo giorno migliaia di ragazze si perdono in questo labirinto infausto composto da pedofilia e prostituzione.

La storia di Baby non è altro che la punta dell’iceberg, come lo scandalo delle baby-squillo d’altro canto. Fin quando esisteranno persone, chiamarli uomini credo sia troppo, che si approfittano e che bramano cosi ossessivamente  queste ragazze insicure, spregiudicate e minorenni non si riuscirà a mettere un punto a quello che ad oggi è uno dei mali del 21° secolo.