Di Gabriele Dominici

Dopo la presidenza di Rossella Sensi, mai all’altezza del padre, e dopo un periodo di transizione, Pallotta sembrava la persona giusta per  trasformare la Roma in una grande società; il presidente imprenditore che veniva da lontano, pronto a grandi investimenti sia sui giocatori che sulle strutture.

I tifosi cominciarono sin da subito a sognare in grande, già dalle sue prime dichiarazioni: giocatori di livello internazionale che accettano di indossare la maglia della Roma, uno stadio dove gli unici colori consentiti siano il giallo ed il rosso.

Questa volta, però sembra che il tifoso giallorosso, che si è sempre  contraddistinto per come vive l’amore e la passione per la propria squadra, sembra rimanga perplesso di fronte a tante promesse, forse perché il sogno è troppo grande o forse perché Pallotta dà subito la sensazione di non comprendere la realtà romanista; non si è mai tolto i panni dell’imprenditore per vestire quelli da presidente passionale e tifoso a cui la piazza, forse sbagliando, era abituata.

Non è mai riuscito a farsi amare ed in questo anche le radio private non l’hanno di certo aiutato non perdendo occasione per sottolineare i suoi presunti errori, perché è sempre sembrato un presidente troppo distaccato e mai coinvolto emotivamente, che anche nelle interviste non parla mai con il cuore.

Non è certo servito per farsi amare aver portato la Roma, come società calcistica, ai più alti livelli europei, aver investito grandi capitali ed energie per la costruzione dello stadio che sembra prossimo alla realizzazione e aver trasformato Trigoria in una struttura all’ avanguardia dove hanno trovato ospitalità club internazionali; tutto è stato fatto seguendo un preciso disegno economico mai sostenuto dalla passione per la Roma.

Neppure i risultati calcistici sono stati all’ altezza del disegno ed alcuni, in particolare, hanno segnato fortemente il suo rapporto con la tifoseria; più di una volta sono state fatte scelte societarie legate al bilancio ed incomprensibili per chi vive il calcio come passione. Il trading esasperato, ad esempio,  che ha portato alla cessione di giocatori che erano diventati simboli della squadra ed erano riusciti ad entrare nei cuori dei tifosi grazie a prestazioni dove grinta e cuore facevano da padroni.

Aldilà di tutto questo, probabilmente il tifoso non ha mai perdonato a Pallotta il suo ostracismo nei confronti di Francesco Totti; l’ex capitano della Roma per la tifoseria rappresentava  la Roma stessa, non aver amato lui, equivale a non amare la Roma e questo sicuramente non sarà facilmente superabile se non attraverso risultati calcistici che per ora sembrano ben lontani.

E’ difficile ad oggi pensare che Pallotta, uomo di ghiaccio, possa vivere la Roma come il tifoso romanista si aspetta, perché amore e passione sembrano due concetti lontani dal suo modo di essere presidente.

Gabriele Dominici

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