È in programmazione sui grandi schermi il nuovo film thriller diretto da Adam Robitel, con Deborah Ann Woll e Tyler Labine, “Escape Room”.

Come si può intuire già dal nome, le escape rooms sono delle grandi stanze allestite secondo un tema già prefissato, che può essere horror ,d’avventura o di fantascienza, in cui insieme al proprio gruppo di concorrenti si deve cercare di uscire in un preciso lasso di tempo utilizzando ogni elemento della struttura, risolvendo codici, enigmi, rompicapo e indovinelli in cui ci si imbatterà fino a trovare la chiave di salvezza che farà terminare il gioco e aprirà l’ultima porta. L’escape room è un gioco di logica e il fattore indispensabile per risolvere gli indovinelli è il gioco di squadra. Questo gioco esiste persino in Italia, infatti solo a Roma gli escape rooms sono più di 15.

Il film diretto da Adam Robitel, è infatti un thriller psicologico in cui i protagonisti sono sei sconosciuti che si ritrovano coinvolti in questo gioco pericoloso e che sono costretti ad usare l’ingegno per trovare indizi e salvare la propria vita.

Dietro questo film, nato dalla mente di Bragi F. Schut, noto per il non proprio felice “L’ultimo dei templari” e che doveva inizialmente intitolarsi “Maze”, cioè labirinto, c’è un po’ di tutto, come ad esempio: la settimana enigmistica, The Game e la famosa saga di Saw rispetto alla quale però Escape Room non è splatter ma espressamente diretto al pubblico giovane,  ancora più semplice nel suo meccanismo e le prove sono più fisiche che in Saw. Verso la fine troviamo anche qualche accenno all’ideologia dell’Hostel di Eli Roth: appare dunque difficile quindi che lo svolgimento della trama riservi troppe sorprese… . Tuttavia il grande regista Robitel sembra riuscire a colpire il segno. Il film non presenta solamente un mucchio di enigmi, le stanze non sono così sorprendenti quanto invece il motivo per cui i protagonisti sono stati scelti dal misterioso demiurgo e così anche le riflessioni e le tematiche proposte allo spettatore. La tensione è sempre mantenuta alta: a essere messo in dubbio infatti non è il come né il chi, bensì il “quando”.

Bensì la pellicola sia un thriller psicologico, dunque terrificante, allo spettatore è impossibile partecipare al gioco insieme ai protagonisti, proprio per questo la visione risulta molto scorrevole ma con il lato negativo di non riuscire a soddisfare pienamente i cuor di leone dei film thriller.

Tuttavia il film stimola anche a riflettere su ciò che accade oggi nel nostro mondo, ossia in quel mondo che in qualche modo è tutto un susseguirsi di escape room, in cui si lotta perennemente contro il tempo imposto da scadenze, talvolta imposte o addirittura auto-imposte, mentre qualcuno sembra divertirsi a guardare dall’alto gli altri soffrire ogni giorno per portare a casa lo stipendio, il sostentamento necessario o meglio ancora, la vita. Ciò che può garantire la nostra sopravvivenza è il nostro cervello, in un tempo in cui sembra non essere più di moda e magari un briciolo di fortuna che può servire sempre.